Nuovo capitolo della cosiddetta guerra del formaggio in Valcamonica, che vede contrapposti gli attuali vertici del Cissva (consorzio noto soprattutto per la produzione della Rosa Camuna) e Coldiretti alla Comunità montana.
Il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, in un incontro a Lonato, aveva parlato addirittura di “minacce” contro il piano di Coldiretti per il rilancio del Cissva, evocando anche possibili denunce. Prandini non ha fatto nomi. Ma molti hanno letto il suo affondo come destinato alla Comunità montana, che aveva lasciato il Cissva e deciso di avviare l’iter per avviare un nuovo caseificio (il bando è stato vinto da Agricoltura Etica, indicata come vicina a Mario Bezzi).
Ieri – con una conferenza stampa nella sede di Breno – è arrivata la replica del presidente della Comunità montana di Valcamonica. Alessandro Bonomelli si è detto “sorpreso dall’affondo di Prandini” sottolineando che il suo ente sarebbe “un topolino” rispetto all'”elefante” di Coldiretti e precisando: “A me non risulta che ci siano state minacce: nel caso mi prendo la responsabilità e chiedo scusa, ma se Prandini si è lasciato prendere la mano lo invito a fare pubblicamente marcia indietro”.
Quindi Bonomelli ha teso la mano al presidente di Coldiretti, proponendo di “disegnare con Cissva un percorso comune” e sottolineando che l’ipotesi di un nuovo caseificio “non rappresenta motivo di concorrenza ma se necessita, di supporto a Cissva”, ma che comunque “il confronto tra Cissva e Coldiretti potrebbe persino resettare ogni iniziativa”. “Se le intenzioni sono improntate su una risposta univoca, cessiamo le polemiche e sediamoci attorno ad un tavolo per trovare una soluzione”, ha concluso.
Ma la risposta di Prandini, intervistato dal Giornale di Brescia, sembra andare in direzione opposta. “Non ho presentato ancora esposti in Procura ma stiamo ancora valutando i percorsi da affrontare”, ha detto, aggiungendo: “Se dalla Comunità montana di Vallecamonica si sono sentiti in dovere di fare una conferenza stampa per replicare alle mie parole senza che nessuno direttamente li abbia mai citati, vuol dire che siamo davanti un’ ammissione di colpa”.
