▼ Rosa Camuna e non solo: in valle scatta la guerra dei formaggi

Se fino a oggi la contesa è sempre stata "politica", non è escluso che ora possa arrivare addirittura nelle aule di tribunale.

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Rosa Camuna, foto da ufficio stampa

In Valcamonica scatta la guerra dei formaggi. E se fino a oggi la contesa è sempre stata “politica”, non è escluso che ora possa arrivare addirittura nelle aule di tribunale.

Il caso è quello del Cissva, il consorzio di produttori da cui nasce uno dei formaggi più tipici del bresciano, la Rosa Camuna, che da solo vale quasi i nove decimi dei ricavi commerciali dell’ente. La cooperativa sociale (sovvenzionata anche dal pubblico) è nata nel lontano 1983 è oggi dà lavoro a 28 persone, ma da tempo è alle prese con la sfida del rilancio (nel 2022, pur chiudendo in leggero utile, il fatturato è passato da 13,3 a 12,6 milioni).

C’è poi la questione dei rapporti interni. Un anno fa, infatti, Comunità montana, Bim e Provincia hanno lasciato la compagine societaria insieme ad alcune aziende in contrapposizione con la guida di Paola Pezzotti, voluta dal presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini. E, secondo alcuni, contro la decisione di non spostare la sede commerciale del Cissva da Capo di Ponte a Ponte di Legno.

Non solo. Gli enti pubblici sono passati al contrattacco e la Comunità montana ha deciso di aprire un bando per un nuovo caseificio, che ovviamente sarebbe concorrente del Cissva. Al secondo tentativo, l’ha spuntata la società Agricoltura Etica nella Valle dei Segni di Ponte di Legno, che fa capo a Francesco Moscardi. L’obiettivo – sostenuto da un investimento da 4 milioni di euro – è quello di far partire la nuova realtà entro il 2033, forse stabilendo la sede a Esine.

Ma attorno a questa situazione c’è altro, ancora da chiarire nei dettagli. In un recente convegno a Lonato, infatti, Prandini si è espresso duramente su quanto sta accadendo, parlando – secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia, di “segnali di intimidazione alla Coldiretti per il ruolo del Cissva” e dicendosi pronto a “denunciare i comportamenti che poco hanno a che fare con la cultura della legalità bresciana”. A chi e a cosa si riferiva? Al momento l’unica certezza è che il clima in Valcamonica è rovente.


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