▼ Brescia, San Filippo ancora nella bufera: si dimette uno dei tre consiglieri

Rubagotti: ""Le visioni sulle prospettive e sulle potenzialità all’interno del Cda non sempre sono pienamente convergenti. La governance mostra segni di difficoltà, la sua forza e graniticità spesso è stata messa a repentaglio da fattori esogeni"

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La sede del Centro sportivo San Filippo a Brescia
La sede del Centro sportivo San Filippo a Brescia, foto d'archivio da Comune

Si fa sempre più caldo il clima all’interno della San Filippo Spa, la società presieduta dall’avvocato Nicola Fiorin che gestisce per conto del Comune di Brescia gli impianti sportivi cittadini.

Dopo il contenzioso legale con l’ex direttore e la decisione delle minoranze di presentare un doppio esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti chiedendo di verificare eventuali responsabilità in capo agli amministratori per la consulenza da 80mila euro affidata alla professoressa Raffaella Cassano, infatti, nelle scorse ore sono arrivate le dimissioni di uno dei tre membri del Cda nominati recentemente dal sindaco Laura Castelletti.

Lo scorso giugno il sindaco aveva indicato al vertice tre persone: Nicola Fiorin (poi nominato presidente, con un compenso lordo omnicomprensivo di 30mila euro all’anno: parliamo in sostanza di poco più di mille euro netti al mese), Elena Reboldi (12mila euro anno) e Antonio Rubagotti (12mila).

Ma quest’ultimo – secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia – ha deciso di presentare le proprie dimissioni “irrevocabili nella misura in cui non debba valutare una rinnovata sfida che la società ora non può più eludere”. Nella lettera, di cui il giornale riporta diversi stralci, si parla esplicitamente di “clima particolarmente surriscaldato” e di “segni di difficoltà e stanchezza”. “Il Cda ha lavorato con enorme impegno in questi mesi in una situazione complessa, a tratti drammatica, ove l’aria che si respirava, internamente ed esternamente, era a tratti quasi irrespirabile”, sottolinea Rubagotti, e aggiunge: “Le visioni sulle prospettive e sulle potenzialità all’interno del Cda non sempre sono pienamente convergenti. La governance mostra segni di difficoltà, la sua forza e graniticità spesso è stata messa a repentaglio da fattori esogeni che, in un ambito tanto complesso e variegato, devono essere governati e non ignorati”.

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