“Uomini e donne in cammino. Sulla Sinodalità”: il vescovo illustra la sua lettera pastorale 2023-2024

Durante l’ultima giornata del Convegno del Clero, che si è tenuto al Teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino, il vescovo Pierantonio Tremolada ha presentato ai sacerdoti e ai diaconi il testo, in vendita al Centro Oratori Bresciani e alla Libreria Paoline

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Il vescovo Pierantonio Tremolada, foto d'archivio

Durante l’ultima giornata del Convegno del Clero, che si è tenuto al Teatro Santa Giulia del Villaggio Prealpino, il vescovo Pierantonio Tremolada ha presentato ai sacerdoti e ai diaconi la lettera pastorale 2023-2024 “Uomini e donne in cammino. Sulla Sinodalità”. La lettera è in vendita al Centro Oratori Bresciani e alla Libreria Paoline.

La Chiesa universale celebrerà il Sinodo dei vescovi dal 4 al 29 ottobre prossimi. Intanto prosegue un’ampia riflessione sulla sinodalità della Chiesa, proposta alle comunità cristiane di tutti i continenti.

“Intravedo – spiega il Vescovo – tuttavia un rischio: che ai più non risulti così chiaro di cosa stiamo parlando, che quanto stiamo dicendo risulti distante dal vissuto quotidiano di tanti. Ho voluto personalmente fare il punto. Mi sono chiesto: cos’è per te la sinodalità? Che cosa hai capito sinora? Che cosa ti preme dire alla diocesi su questo punto? Non so voi che idea vi siete fatta al riguardo. Quando sentite la parola sinodalità a che cosa pensate? In questa lettera ho voluto dire ciò che io penso e ciò che ritengo importante per il nostro cammino di Chiesa. La sinodalità è un aspetto della vita della Chiesa che papa Francesco considera fondamentale per il tempo che stiamo vivendo. In un passaggio del suo discorso in occasione del cinquantesimo anniversario della istituzione del Sinodo dei vescovi, il 17 ottobre 2015, pronuncia una frase inequivocabile: ‘Il mondo in cui viviamo – dice
– e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio’. L’affermazione è molto forte. L’indicazione è molto chiara. Occorre tuttavia capire bene in che cosa consiste precisamente questo cammino della sinodalità, cioè in che senso e in che modo la Chiesa di oggi e di domani è chiamata ad essere una Chiesa sinodale”.

Mons. Tremolada ha sottolineato le caratteristiche che deve avere la Chiesa. Una Chiesa per la missione. “La Chiesa sa bene che esiste non per se stessa ma per l’annuncio e che quindi non deve mirare semplicemente alla sua sussistenza e tantomeno al suo benessere. La Chiesa non è un mondo chiuso, un ambiente riservato, una realtà esclusiva. Le due parole chiavi della Chiesa sinodale sono apertura e movimento. La Chiesa è sempre ‘in uscita’. Esiste per il mondo, per far conoscere all’intera umanità il Vangelo della salvezza, la grazia della redenzione, l’amore del Padre in Cristo Gesù”.

Una Chiesa che vive la corresponsabilità. “La Chiesa del futuro sarà una Chiesa della
corresponsabilità, dove ciascuno potrà e dovrà dare il suo contributo per il bene della propria comunità. Che la parrocchia coincida con il parroco e che dove non c’è il parroco non c’è la Chiesa è un’idea che ha fatto il suo tempo e che non era così corretta. La Chiesa siamo tutti noi che crediamo, che abbiamo ricevuto il Battesimo, che celebriamo insieme l’Eucaristia, che camminiamo come fratelli e sorelle e proviamo a trovare insieme le rispose alle domande che la vita pone. La sinodalità per definizione domanda la corresponsabilità. Potremmo dire che la esige”.

Sulle scelte pastorali, ha sottolineato l’importanza dell’apertura e del dialogo con il mondo di oggi: la carità, i giovani, la cultura. “Sarà importante affrontare queste sfide con coraggio e con intelligenza, attraverso anche una riflessione e un confronto costanti. Sarà necessaria anche una metodologia di lavoro. C’è bisogno di dialogo sui grandi temi della vita, di risposte alle grandi domande, di passione per ciò che fa grande l’umanità. Non possiamo rassegnarci ad una superficialità che ci mortifica. Siamo una Chiesa che sta vivendo un processo di profonda trasformazione, che deve guardare avanti e deve saper parlare ai giovani ma deve anche accompagnare gli anziani. Non possiamo dimenticarlo. Anche questa è missione incarnata nell’oggi: tenere conto dei tempi e delle età della vita. Non siamo ancora al mondo di domani: siamo nel passaggio tra un presente e il futuro. Abbiamo il dovere di far sentire anche a chi è avanti negli anni la bellezza del Vangelo”.


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