✴️ Il campo progressista dopo Sardegna e Abruzzo | di Claudio Bragaglio *️⃣

Illusione in Sardegna e delusione in Abruzzo? Direi di no. Ora però vanno contrastati nel PD gli sbandamenti alle curve che si rendono necessarie o il cambio compulsivo dei piloti

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

di Claudio Bragaglio* – Illusione in Sardegna e delusione in Abruzzo? Direi di no. Ora però vanno contrastati nel PD gli sbandamenti alle curve che si rendono necessarie o il cambio compulsivo dei piloti.

Nessun partito può vivere con due opposti cuori in petto. Ciò vale anche per un PD nazionale che nasce e s’immagina autosufficiente, con una vocazione maggioritaria in un sistema bipartitico. Mentre in Regioni, Province e Comuni il PD promuove ampie coalizioni. Pensiamo al voto per il Comune di Brescia, col PD al 26% e la Sindaca Laura Castelletti al 55%. Si tratta non solo di diverse regole elettorali, ma di opposte visioni nel rapporto della politica col Paese. Con un’Italia profonda il cui pluralismo sociale, territoriale e culturale risulta incomprimibile in rigide forme bipartitiche. Ed il PD che vince è solo quello delle ampie alleanze, anche sociali e civiche. Come peraltro confermato anche dall’esperienza bresciana.

E’ nota la predilezione del PD per i collegi uninominali, tipici dei sistemi bipartitici. Ed è questo, per me, il suo “legno storto”. Come se il voto dato agli alleati fosse un qualcosa sottratto al PD. Infatti dopo il fallimento dell’Unione prodiana, nel 2006, la risposta è stato l’accordo per una riforma elettorale “bipartitica” di Veltroni con Berlusconi.

Ma la mia critica precede il PD e riguarda anche il PCI-PDS-DS che ha promosso modalità non convincenti pur di farlo nascere così. Pensando che il PD fosse il coronamento dell’Ulivo e non già – come ritengo – la sua liquidazione. Il famoso: amalgama mal riuscito! Con la sottovalutazione della peculiarità sociale e politica  – non già un’anomalia! – rappresentata sia dalla DC e dal Mondo cattolico, che dalla migliore eredità del PCI, non travolta dal crollo del Muro di Berlino. Una peculiarità particolarmente significativa e confermata in terra bresciana e lombarda.

Ma il PDS occhettiano appena nato s’imbarca nei Progressisti e si separa dal Patto Segni e dal PPI di Martinazzoli. Mentre – tra loro insieme nel ’94 – avrebbero ottenuto il 49,5%. Da ciò e per entrambi la sconfitta e la vittoria di Berlusconi con quel suo 43%.  Dopo pochi mesi a Brescia si avvia con Paolo Corsini l’operazione d’una ampia alleanza, dal valore nazionale. Con la vittoria di Martinazzoli sindaco ed un Ulivo “ante litteram”.

Ma, dopo la vittoria del 1996, il Centrosinistra di Prodi nell’incontro a Gargonza, si divide. A partire dal PDS, tra un Veltroni ed un d’Alema. L’Ulivo da “alleanza strategica” per taluni va ridimensionato ad un ponte verso un partito democratico od un partito socialista, sul modello USA od Europa. Non a caso poi, nel 1998, entra in campo l’improvvida iniziativa referendaria d’una parte dell’Ulivo per abolire la quota proporzionale del voto. Azzerando la pluralità dei vari Partiti. Da ciò poi la crisi del Governo dell’Ulivo. Con il detonatore acceso da Rifondazione, non – come si disse – per le mancate “35 ore”, ma in difesa dell’autonomia e della vita stessa di quel partito.

Vi saranno poi la sconfitta del Governo D’Alema ed il rientro di Prodi dall’Europa, per una nuova alleanza nella veste però dell’Unione. E sarà in risposta alla successiva crisi dell’Unione che nasce la proposta del partito unico maggioritario. Con relative leggi elettorali nazionali, ma opposte a quelle degli enti territoriali, che sono proporzionali, con premio di maggioranza. Determinando un clima di incertezza che a mio parere ha concorso alla sconfitta del centro sinistra a Brescia ed alla vittoria nel 2008 di Paroli a Sindaco. Con un equivoco mantenuto dal “partito” dei sindaci che, vincenti sul territorio con le alleanze, nei congressi del PD condividevano invece un’opposta linea nazionale, quella del bipartitismo e del PD maggioritario.

Il bipartitismo determina uno spostamento moderato del PD al centro, ritenuto lo spazio dello scontro decisivo. Anche per questo si è invece creato un vasto campo di bisogno sociale, lasciato sguarnito dal PD ed aperto alle efficaci incursioni del M5S, con un voto politico fin oltre il 30% del voto. Ed a Brescia di circa il 20%.

Il PD oggi ha una sola prospettiva, quella d’un “largo campo progressista”. Consapevoli che siam figli d’una storia, in parte sbagliata. Ed alludo non al solo Renzi. Per questo è indispensabile un diverso PD, plurale ed all’altezza della gravità del momento. Quindi un PD non da “separati in casa” o tentato dal “divorzio consensuale”. Son da chiudere le stagioni del bipartitismo e delle due linee contrapposte – nazionali e territoriali – nel PD. E’ da cancellare nello statuto la coincidenza dei ruoli tra Segretario del PD e Presidente del Consiglio. Il baricentro della “vocazione maggioritaria” va spostato dal partito al campo progressista. Con un PD perno decisivo, ma d’un tale processo. Questa la priorità che mi auguro per la segretaria Schlein. Ma, consapevoli dell’attuale criticità del Centro Sinistra, si parta da tutto quel che c’è, ma determinati nel progetto d’una sua obbligata trasformazione.

Va infatti colto nella sua emergenziale gravità lo “spirito del tempo” d’una società ferita che – tra guerre, crisi sociali ed ambientali – è alla ricerca d’una speranza da afferrare. D’una guida alternativa fatta di affidabilità e di unità del Paese. Non di ridicoli duelli tra i nostri leaders, come un tempo all’ombra dei conventi delle Carmelitane scalze. Quindi un progetto politico per il Paese, su cui sfidare noi stessi, prima ancora che i riottosi leaders nostri alleati. Avendo come fondamentale obbiettivo non già l’ombelico del proprio partito, ma un’alternativa progressista. Peraltro con le Destre già in marcia, mentre a sinistra si è ancora accampati e litigiosi come nel famoso e fangoso campo di…Agramante!

* Partito Democratico (direzione Lombardia)

** BsNews ospita opinioni di intellettuali, politici, imprenditori bresciani nell’ottica di alimentare il dibattito pubblico con pareri autorevoli: le opinioni espresse in questa rubrica non rappresentano la linea editoriale del sito, ma quella dei rispettivi autori.


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