Gli enti locali (città e hinterland) e gli ambientalisti sono pronti a dare ancora battaglia sul caso della discarica Castella3: una questione aperta nel lontano 2007 e passata per una lunga guerra legale, che nelle scorse settimane ha conosciuto una nuova svolta con il via libera arrivato dai tecnici del Broletto. A cui seguiranno certamente altri ricorsi in tribunale.
In scena, però, c’è uno scontro tra Comuni (indipendentemente dal colore politico dei partiti, che peraltro sembrano tutti formalmente schierati contro il progetto). Da una parte, infatti, ci sono Brescia, Rezzato, Borgosatollo e Castenedolo. Dall’altra le amministrazioni del Garda che detengono la maggioranza delle quote di Garda Uno (la società promotrice), a partire da Desenzano (21%), Lonato (10%) e Salò (9%), con un cda guidato da Mario Bocchio (ex sindaco di Lonato) che include rappresentati istituzionali di Leno (il sindaco Cristina Tedaldi, che è anche presidente di Acb), Salò (il sindaco Gianpiero Cipani) e Toscolano (l’ex sindaco Delia Castellini). In mezzo ai due fuochi la Provincia, di cui il Capoluogo è il maggiore azionista, ma che detiene anche il 9% delle quote di Garda Uno.
Ieri il caso è approdato nella commissione Ambiente di Palazzo Loggia. E a schierarsi (ancora) nettamente contro il progetto sono stati in tanti, a partire dall’assessore all’Ambiente Camilla Bianchi e dal consigliere Fabio Capra (da sempre uno dei più duri contro il progetto, che – ha ricordato – comporterebbe l’apertura di una nuova discarica nell’area del parco delle Cave). Mentre il leghista Massimo Tacconi, che della provincia è anche vicepresidente, ha sottolineato come l’approvazione del progetto sia stata di natura tecnica, ma ha aggiunto di essere pronto a sostenere eventuali ricorsi.
