di Elio Marniga* – Infine sono riuscito a trovare una giustificazione, una sola, all’esistenza di quel capannone che ambiva a diventare la Fiera di Brescia e vincere la supremazia di Montichiari che, nel tempo, alle vecchie vacche ha aggiunto molti altri prodotti attrattivi del grande pubblico: sono andato a Futura Expo 2023. Tema: Economia e Ambiente; stand delimitati da organizzate disarmoniche palizzate di legno chiaro, piacevoli a vedersi; pubblico non foltissimo ma interessato ai tanti incontri con personalità dell’economia e della politica.
Era la seconda delle tre giornate e, invitato da un giovane, vecchio amico, imprenditore di Lumezzane, ho conosciuto Comunità Pratica, l’iniziativa comune di undici aziende bresciane, di peso economico rilevante, che si sono proprio accomunate facendosi protagoniste attive del cambiamento all’interno della fabbrica e della società in cui operano.
Moderati da un giornalista del Sole 24 Ore, studioso dell’opera di Adriano Olivetti, ho ascoltato due donne che, in prima persona, stanno esplorando strade nuove per fare dell’Azienda non solo il luogo dove si produce e si guadagna il pane quotidiano ma anche la centrale operativa di iniziative sociali e comunitarie con l’obiettivo di indirizzare il cambiamento verso una società con valori alti di cultura, di giustizia e di partecipazione attiva. Hanno condiviso con i numerosi ascoltatori la loro diretta esperienza tre imprenditori, tra i quali il mio vecchio amico, impegnati concretamente a mutare geneticamente il significato di Utopia mutandolo, da non-luogo, in luogo-dell’uomo.
Si, per una volta il capannone ha giustificato la sua esistenza e maggiormente lo farà se, come ho sentito sussurrare all’interno della Camera di Commercio, allo studio già c’è altro: non esposizioni ma incontri con il futuro delle aziende e del territorio.
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