Serata bresciana, ieri, per la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein, ospite di un dibattito alla festa dem della Valverde. Un’occasione in cui la leader del partito ha rilanciato a gran voce la questione del salario minimo.
“Dobbiamo coinvolgere in un grande dibattito tutto il Paese, perché la maggioranza degli italiani pensa che questa sia una misura giusta”, ha detto Schlein. Ma al momento la questione che sembra tenere maggiormente banco nel Pd è quella dei rapporti interni con le altre anime del partito (Bonacciniani in primis), che ha ricadute significative anche su Brescia.
Come noto, infatti, entro pochi giorni andranno depositati i nomi dei candidati alla segreteria provinciale e cittadina del Pd. Per il primo incarico appare quasi scontata la conferma di Michele Zanardi (che fa riferimento a Girelli e al fronte Bonaccini), ma proprio nel gruppo Schlein si segnala una divisione evidente – se pure non ancora arrivata a un punto di rottura – tra chi vorrebbe sostenere “con slancio” il segretario uscente (la sinistra interna di Bragaglio e Pagani) e chi (l’ala più “pura” della mozione Schlein, sulla carta maggioritaria) rivendica una candidatura di bandiera o comunque un sostegno a Zanardi vincolato ad alcune condizioni di rappresentatività.
Per il cittadino, poi, la questione è ancora più complicata. Ad oggi non ci sono candidature ufficiali, ma l’ipotesi più accreditata è quella di una soluzione che passi dall’individuazione di uno Schlein “moderato” (tra i nomi circolati quello di Roberto Cammarata), perché difficilmente la mozione vincente all’ultimo congresso potrebbe accettare un altro bonacciniano a fianco di Zanardi, tanto più alla luce del fatto che anche il prossimo segretario lombardo potrebbe non far riferimento alla corrente delle nuova segretaria.
Su questi nodi, ieri, la leader – accolta proprio da Zanardi – non si è espressa, almeno in via ufficiale. Ma il tempo per il confronto è sempre più ridotto e le decisioni vanno prese in fretta.
