La moda non è più di moda. Il crollo è del 32 per cento

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 (a.tonizzo) Lasciano a bocca aperta i dati presentati stamane dalla Confesercenti di Brescia in merito allo studio effettuato a livello nazionale sulle imprese del comparto moda (analisi del commercio al dettaglio cui hanno partecipato 200 attività nazionali e più di una trentina di realtà locali), anche se, in fondo, c’era da aspettarselo. Grida vendetta, infatti, quel -32% di reddito d’impresa (settore abbigliamento e calzature), montato nell’arco di 5 anni e a rischio di sprofondare sempre più.

“Il settore moda” – spiega Alessio Merigo, Direttore di Confesercenti Brescia – “è da sempre stato per noi uno dei punti di forza, non solo dal punto di vista turistico, ma anche a livello produttivo, di know-how, della qualità made in Italy”, ma è uno dei tanti, “e forse più degli altri”, ad essere in una fase di profondo arretramento. Per il 75% degli intervistati, infatti, il 2011 è stato un anno orribile, “e ciò significa che”, continua Merigo, “se si dovesse ripetere – e purtroppo ci sono tutte le probabilità – la stessa situazione nel corso del 2012, e nel 2013, molti commercianti non andrebbero più avanti”. Negli ultimi tre anni, di fatto, sono state 40mila le imprese italiane del settore costrette a cessare l’attività; nessun aumento nei ricavi, né il recupero dell’inflazione, spingono oggi il 14% degli imprenditori ad interrogarsi circa la cessazione del proprio ruolo di commerciante indipendente, pensando di affidarsi ad una catena, sebbene per l’88% di loro la libertà decisionale e gestionale sia irrinunciabile.

Ovviamente si sta parlando di un fenomeno che innesca una reazione a catena, poiché, se le cause di questa recessione le conosciamo tutti (crescita di disoccupati e cassa integrati, impoverimento delle famiglie, minor capacità di spesa…), è intuibile come “commercio e industria vadano di pari passo” – puntualizza Pierangelo Simoni, Presidente Fismo (Federazione italiana settore moda) – “è un cane che si morde la coda, queste sono realtà che oggi si deprimono a vicenda, e se non si interviene da subito gli scenari saranno di difficile previsione”.

A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2011, la quota di spesa dedicata dalle famiglie lombarde all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta del 18%. Davanti a tutto ciò, gli imprenditori non stanno a guardare: il 40% è intervenuto sui prezzi, il 33% è più prudente sugli acquisti, il 22% diversifica la propria offerta, il 17% effettua vendite straordinarie (i saldi generano il 35% del fatturato, e gli sconti arrivano al 50% e oltre), mentre l’11% cambia fornitori e riduce i costi generali. “Quest’ultima mossa” – racconta Fabio Baitelli, Vicedirettore di Confesercenti – “in realtà si verifica da anni, e si concretizza nelle voci “affitto” e “personale””; gli esercenti chiedono dunque da tempo che venga alleggerito loro il costo del lavoro: una misura indispensabile ma sfaccettata, visto che “è ovvio che una ripresa dei consumi non passa attraverso la riduzione della busta paga dei dipendenti”, commenta Baitelli.

Dal Governo e dalle altre istituzioni,dunque, gli imprenditori chiedono di intervenire evitando aperture straordinarie indiscriminate, come quelle festive (ben il 90% del campione, infatti, ritiene che queste iniziative non incrementino assolutamente gli incassi), auspicando inoltre più agevolazioni fiscali (per l’89% questo non è il momento di gravare imprese e consumatori).

Guardando al futuro, le prospettive non sono certo rosee: solo l’8% dei commercianti interpellati prevede miglioramenti per il 2012, e un misero 2% considera la formazione uno strumento importante per combattere la crisi; “mentre per noi”, conclude Baitelli, “migliorare la prestazione dal punto di vista professionale resta un aspetto da incentivare fortemente”, perché la conoscenza, in momenti come questi, “rimane una formidabile arma per affrontare la competizione”.

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1 COMMENT

  1. "Gli sconti arrivano oggi al 50% ed oltre": o si vende sottocosto o la redditività netta non è poi così male, e lo era soprattutto in passato…

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