✴️ Dalla Sardegna a Brescia… | di Paolo Pagani*

a Brescia, dove precocemente negli anni Settanta sorsero i consigli di quartiere, la campagna elettorale deve anche svolgersi attorno ad un impegno a rivitalizzare i consigli comunali e a ricostruire un afflato partecipativo

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Paolo Pagani, opinionista Bsnews.it

di Paolo Pagani* – La prendo alla lontana. Il governo Conte 2 fu una scelta giusta. Da un punto di vista sia tattico che strategico. Dentro quell’ esperienza si stava compiendo l’ evoluzione progressista dei 5 stelle e il PD stava recuperando la vocazione coalizionale.I veri poteri forti, per interposta persona di Renzi, capirono l’ antifona. E come da lunga durata italiana si materializzò una  eccezionale resistenza alla sinistra di governo. I colpi sotto la cintura erano quotidiani.

Nell’alveo del governo Draghi, un oggettivo arretramento, si poteva ugualmente proseguire nel consolidamento dell’ esperimento, ma prevalsero le spinte all’autosufficienza.
Nei 5 stelle il primum vivere, nel PD il richiamo della foresta dei moderati. Quelli dell’ agenda Monti, aggiornata in Draghi.
Cosa è successo dopo è storia. Enrico Letta intuisce che non serve un nuovo segretario ma un partito nuovo.

Ebbene il nuovo PD di Elly Scheiln ha ripreso il cammino interrotto e la Sardegna dice che la campana suona per tutti i progressisti.

Per Conte: per allearsi bisogna volerlo. E l’ intendenza seguirà. Per Calenda. Al quale, che si dice ispirato dai fratelli Rosselli, basta ricordare che essi, prima in Spagna e poi in Italia, si allearono anche  con gli anarchici. Per il PD. È il tempo di cucire con pazienza. Ma anche per i cattolici democratici del PD. Che devono superare la sindrome dell’ accerchiamento. E inaugurare il tempo del fare politica verso il loro mondo, anche organizzandosi. E dismettere una postura che paventa sempre il rischio di una subalternità al grillismo. Dimentichi che, sempre ma proprio sempre, quando il PD si è isolato ha perso e quando ha promosso le alleanze ha vinto. In fondo la politica è anche semplice.

Adesso tocca all’ Abruzzo, alla Basilicata e a tanti comuni. Anche a Brescia. E la bussola, qui da noi, non può che essere quella di costruire dappertutto coalizioni civiche che aggreghino  tutto il mondo dei riformismi municipali. Per dare voce a quella ricca parte della società bresciana (cattolica, della sinistra sociale, dell’ associazionismo, dell’ ambientalismo, del pacifismo) che può innervare una stagione nuova degli enti locali bresciani.

Non può che essere il PD ad assumerne il compito, coinvolgendo tutte le forze politiche di un nuovo centrosinistra, nessuna esclusa. A me pare questa una strada obbligata per superare quella frattura tra centro e periferia, che ci viene riproposta anche dal voto sardo. E su cui prospera la destra delle chiusure localistiche.

Da questo angolo visuale un ruolo può essere giocato anche dalla Loggia, che può fare da regista e collante per una grande Brescia. Una delle condizioni è che nella cintura dell’ hinterland ci sia un di più di iniziativa politica e culturale per far prevalere, a giugno, un civismo progressista. Che può diventare la leva per un salto di qualità nella gestione dell’ amministrazione provinciale, snodo cruciale per una ricucitura del territorio.

In questo contesto un tema deve essere fatto proprio dalla sinistra: la rivisitazione della legge sull’elezione diretta dei sindaci. Che ha dato buona prova di sé, ma che ha anche tanto mortificato il ruolo dei consigli comunali e della partecipazione popolare. E a maggior ragione non si capisce bene come alcuni amministratori del PD, tra l’altro direttamente interessati, non capiscano che la battaglia per il terzo mandato sia una battaglia di retroguardia. Una rivendicazione di fatto subalterna all’ ideologia della destra che, al fondo, alimenta una soggettivizzazione della politica. Che a sua volta è il brodo di cultura dell’ astensionismo e della frattura tra cittadini e istituzioni.

Credo, pertanto, che a Brescia, dove precocemente negli anni Settanta sorsero i consigli di quartiere, la campagna elettorale debba anche svolgersi attorno ad un impegno a rivitalizzare i consigli comunali e a ricostruire un afflato partecipativo. Insieme ai temi programmatici più propri di una tornata amministrativa può essere un modo per ridare vigore ad un municipalismo che in troppe realtà è menomato da amministrazioni di destra, nella migliore delle ipotesi, ripiegate sul quotidiano, senza alcun slancio e prospettive di futuro.

* Pd/Articolo Uno Brescia

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