Cinque anni per i genitori e cinque anni e un mese per il figlio maggiore. Dopo la sentenza di primo grado, la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna per tre cittadini di origine pakistana che erano finiti a processo con l’accusa di maltrattamenti e lesioni nei confronti delle quattro figlie della coppia (dall’accusa di induzione al matrimonio della maggiore, invece, erano già stati assolti).
Nel ricorso, i legali dei tre avevano sottolineato la mancanza del dolo perché i genitori – nonostante fossero diventati cittadini italiani – avrebbero agito con l’intento di educare le figlie “in buona fede”, basandosi sul presunto “modello educativo pakistano”. Ma per i giudici d’appello questo non basta ad assolverli, perché i tre avrebbero deliberatamente ignorato e violato le regole del paese che li ospita in nome – riporta Bresciaoggi – di “presunti ancestrali valori culturali, che non sono altro che un comodo modo per spadroneggiare dispoticamente in ambito familiare, e sottoporre a pesanti vessazioni di ordine morale e materiale i soggetti di sesso femminile”.
Ora la parola passa alla Corte di Cassazione: il ricorso è già stato depositato.