Amarone Opera Prima: i migliori assaggi | BARBERA & CHAMPAGNE/46

In questo articolo la recensione delle bottiglie che mi hanno colpito maggiormente e qualche foto dell’evento.

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Amarone opera prima, foto di Stefano Bergomi

di Stefano Bergomi* ([email protected]) – Amarone Opera Prima è stata la manifestazione, impeccabilmente organizzata dal Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, che si è tenuta al Palazzo della Gran Guardia di Verona lo scorso week-end del 3 e 4 Febbraio.

Un’occasione imperdibile per gli amanti del vino amarone, tra cui molti bresciani, per conoscere ed iniziare ad approcciare la nuova annata oggetto di presentazione, la 2019.

Per molte cantine si è trattato di un’effettiva anteprima assoluta, con vino fresco di imbottigliamento, oppure semplici prove di vasca, per quei produttori pazienti che amano aspettare la compiuta evoluzione del proprio vino, con affinamenti molto più lunghi rispetto a quanto previsto dal disciplinare.

All’assaggio non sono però mancati vini già pronti e chicche di pregio di annate precedenti, a diretta testimonianza dell’effettiva qualità di questo particolare vino, ormai da tempo assurto a padre nobile dell’enologia italiana e portabandiera della qualità enoica del Belpaese all’estero.

Di seguito una breve descrizione di inquadramento generale della denominazione, la recensione delle bottiglie che mi hanno colpito maggiormente e qualche foto dell’evento.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG

La leggenda narra che l’amarone sia nato da un errore. All’inizio del ‘900 nella Cantina Sociale Valpolicella un cantiniere aveva ritrovato una botte di recioto dimenticata in cantina. Il maggiore tempo trascorso aveva permesso di completare interamente la fermentazione; il vino non si presentava più quindi con un residuo zuccherino ma completamente secco. Durante la spillatura l’esclamazione del cantiniere divenuta celebre fu “questo non è amaro, è amarone.”

Zona di produzione: l’intera Valpolicella. Può essere utilizzata la menzione “classico” per il vino prodotto nei soli comuni di Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio, San Pietro in Cariano. La specifica geografica “Valpantena” può essere utilizzata per le produzioni nella valle omonima.

Uvaggio: vitigni autoctoni a bacca rossa della Valpolicella, in particolare corvina, rondinella, corvinone, e molinara.

Tecnica di produzione: le uve vengono fatte appassire in fruttaio per 100/120 giorni, in modo da perdere circa la metà del proprio peso, concentrando zuccheri e polifenoli. Si procede a successiva lenta fermentazione e lungo invecchiamento in legno.

Caratteristiche: potente e strutturato, con importante gradazione alcolica, in grado di evolvere e conservarsi per molto tempo.

Abbinamento: consigliato soprattutto per secondi di carne, in particolare di selvaggina, stufati o stracotti. Da non sottovalutare la possibilità di assaggio da solo, a fine pasto, come vin de meditation.

GUARDA LE IMMAGINI

I MIGLIORI ASSAGGI AD AMARONE OPERA PRIMA 03/02/2024

  1. Monte del Frà – Lena di Mezzo Amarone classico della Valpolicella DOCG 2019

Il più pronto dei vini dell’annata 2019 in presentazione, grazie agli oltre 6 mesi di bottiglia già svolti. Le uve provengono dalla tenuta aziendale Lena di Mezzo, a Fiumane, che ha la prerogativa di caratterizzarle con note di freschezza. La fermentazione alcolica è svolta in piccole botti di acciaio, in modo lento e con lunga macerazione delle bucce. Segue affinamento per almeno 24 mesi in botti da 20/30 hl. Lo stile aziendale, dichiaratamente “bianchista”, lo sviluppo aziendale si deve in primis al vino custoza (imperdibile a riguardo il loro superiore Cà del Magro, cru della tenuta principale a Sommacampagna), caratterizza in modo inconfondibile anche i rossi, offrendo al pubblico un amarone dalla bevuta non stancante, di piacevolezza e perfetto equilibrio.

  1. Zeni – Amarone della Valpolicella Barriques

Il vino che più mi ha colpito dell’azienda. Si tratta di un base 2017, frutto dei vigneti di proprietà a Fiumane, coltivati su terreni in prevalenza rossi e bruni, detriti, marne calcaree e basalti. In prevalenza corvina e corvinone, con un poco di rondinella. Dopo l’appassimento, la fermentazione tradizionale sulle bucce è accompagnata da macerazione per 20/25 giorni. Segue l’affinamento in barrique di rovere francese per 12/24 mesi, a seconda dell’annata, e successivo passaggio in acciaio. Vino elegante, avvolgente sia al naso che in bocca, vanigliato, di gusto pieno.

  1. Graziano Prà – Morandina Amarone della Vapolicella DOCG

Prodotto da vigneti al di fuori della zona classica, a Mezzane e Tregnago, posti su suoli calcarei a 450 metri slm. Interpretazione modernista di amarone, con focus non sulla concentrazione ed estrazione ma sulla verticalità e persistenza. In bocca si percepiscono distintamente le note di sapidità e freschezza indotte dall’altitudine e dai suoli calcarei. Più che la dolcezza di ciliegia e prugna, si fa ricordare per la nota amara di cacao nel finale. La fermentazione alcolica seguita da malolattica dura circa 15 giorni e viene svolta in tini verticali di acciaio. L’affinamento è in parte in tonneaux e in parte in barrique, con successivo assemblaggio di 1 anno in tonneaux. In degustazione l’annata 2019 era per l’azienda ancora una prova di vasca, ma con chiara caratterizzazione di ciò che, in potenza, potrà divenire a completamento della sua evoluzione, in piena corrispondenza rispetto all’assaggio del 2017, l’annata attualmente commercializzata dall’azienda.

  1. Zymè – Amarone classico della Valpolicella DOCG 2017

Caratterizzato dalla particolarità di integrare oltre ai vitigni consueti anche un 10% di oseleta e 5% di croatina. I vigneti sono situati a Negrar e Sant’Ambrogio di Valpolicella, nella zona classica. Appassimento naturale, vinificazioni spontanee in acciaio e cemento, svolte in modo selezionato per ogni vigneto, e affinamento di 60 mesi in botti di rovere di Slavonia. Si presenta con un rubino impenetrabile e un naso introspettivo dove oltre alla frutta appassita si fanno notare la liquirizia e sentori speziati. Il sorso è potente, ricco e complesso, ma non così scorrevole come per altri vini degustati.

  1. Gerardo Cesari – Bosan Amarone classico della Valpolicella DOCG Riserva 2010

Proveniente da uno specifico cru nella vallata di Marano, con 80% di corvina e 20% di rondinella. È il risultato di attenta cura agronomica in vigneto e di paziente attesa per l’affinamento in cantina, con 3 anni in barriques di rovere francese e non meno di ulteriori 15 mesi di riposo in bottiglia. Ampio lo spettro olfattivo, con note minerali e speziate, l’immancabile ciliegia, ma anche cacao, liquirizia e cuoio. Regale in bocca, con tannini levigati e una appagante sensazione di pienezza, calore ed eleganza.

Note finali

Da segnalare l’assenza all’evento delle “Famiglie Storiche”. Dopo le battaglie giudiziarie degli anni scorsi il riavvicinamento con il Consorzio Valpolicella non appare ancora completato, nonostante si vociferi di contatti in essere.

Nella conferenza stampa di apertura dell’evento è inoltre stato affrontato un altro punto dolente: sul fronte commerciale la performance dell’export di amarone ha fatto registrare per il 2023 un -12% rispetto all’anno prima, con giacenze di bottiglie costanti ma incremento di vino sfuso stoccato. Sono poi stati presentati i dati di Unione Italiana Vini, che hanno mostrato una disaffezione sempre più evidente dei consumatori verso il vino rosso e soprattutto per il consumo quotidiano di vino. Per bocca di Christian Marchesini, Presidente del Consorzio della Valpolicella, le sfide future che attendono l’amarone sono competitività e maggiore contemporaneità, magari con meno morbidezza e zuccheri ma più leggerezza e dinamicità.

* Sommelier per passione

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