Non c’è pace per l’aria di Brescia. Nei primi otto mesi del 2023 la concentrazione media di pm 2,5 (polveri sottili provenienti da traffico automobilistico, riscaldamento domestico e produzione di energia) nell’aria bresciana è pessima: 17,3 ben sopra i 10 microgrammi per metro cubo. Un dato che – ancora – fa si che Brescia sia inserite nella lista delle province più inquinate: si trova al quindicesimo posto (davanti e dietro a quasi tutte le province del lombardo veneto). A dirlo questa volta non è un report italiano ma un monitoraggio effettuato dall’emittente pubblica tedesca Deutsche welle, in collaborazione con l’European data journalism network di cui fa parte anche il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore.
A chiedere a gran voce un abbassamento dei indici di inquinamento alla Pianura Padana sono governo ed Unione Europea. Il Consiglio europeo vuole cambiare i parametri: i valori saranno non più 10 ma di 5 microgrammi per metro cubo per pm 2,5 e 10 microgrammi per il biossido di azoto. Tutto da attuare entro il 2035. Invertire il trend è un’esigenza non più rimandabile: l’European environment agency dice che tra il 2016 e il 2020 almeno 246.133 persone sono morte prematuramente in Italia a causa dell’esposizione all’inquinamento di pm2.5 a livelli superiori al limite indicato dalle Linee guida dell’Oms.
Gli esperti dicono che la Pianura Padana potrebbe farcela ad abbassare i limiti di inquinanti nell’aria abbattendo il traffico – tradotto significa incentivare il trasporto pubblico -, togliendo dalla circolazione i veicoli più inquinanti, abbattendo la combustione di biomassa e riducendo le emissioni di ammoniaca derivanti dalle attività agricole e zootecniche.