✻ Che tipi a Bergamo e Brescia! | DAL GRUPPO G9

Questo il titolo della mostra visibile fino al 7 ottobre prossimo alla Biblioteca Queriniana di Brescia e alla Angelo Mai di Bergamo: un'esposizione di incunaboli, primi libri a stampa del XV secolo, tra quelli conservati nelle due Biblioteche...

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Incunaboli in mostra - La Divina Commedia, foto Laura Giuffredi

di LAURA GIUFFREDI* “Che tipi a Bergamo e Brescia!”. Questo il titolo della mostra visibile fino al 7 ottobre prossimo alla Biblioteca Queriniana di Brescia e alla Angelo Mai di Bergamo: un’esposizione di incunaboli, primi libri a stampa del XV secolo, tra quelli conservati nelle due Biblioteche.

Testimonianze di maestria artigiana , di finezza artistica e di efficacia imprenditoriale nel realizzare, a mezzo della neonata stampa a caratteri mobili, la prima grande rivoluzione della Storia in tema di comunicazione, avviatasi negli ultimi 30 anni del Quattrocento.

Ed ecco che, oltre ai testi, affiorano da questi volumi, taluni già realizzati in formato tascabile, illustrazioni miniate, incisioni xilografate, iniziali filigranate, nonché timbri, segnature, etichette e commenti.

E così Brescia, “satellite” di Venezia, vede crescere nel suo seno stamperie che la collocano rapidamente in Italia all’ottavo posto per numero di edizioni. Circolano più facilmente, da ora, e per un’utenza sempre più allargata, i saperi più varii: letteratura, teologia, filosofia, medicina, astronomia…E, ancora, libri scolastici e libri in ebraico in cui è specializzata la bottega dei Soncino. Un’imprenditorialità finalizzata alla promozione e diffusione culturale in un contesto aperto, europeo.

Vediamo esposti, dunque, nel vestibolo che introduce alle sale di lettura al primo piano, una Divina Commedia con commento di Cristoforo Landini, per i tipi di Bonino Bonini, del 1487, con sessanta xilografie illustrative e pagina d’apertura miniata; quindi, una Bibbia del 1494 stampata a Brescia da Gershom Soncino in ebraico, primo esempio di Bibbia tascabile, poi utilizzata da Lutero per ricavarne la sua versione tedesca del testo. La adorna un ricco apparato iconografico tardo gotico.

Tra i testi di carattere profano, non mancano gli Statuta civilia et criminalia di Brescia, stampati da Tommaso Ferrando nel 1473, primo libro prodotto da una tipografia bresciana.

Aggirandosi tra le teche, nel silenzio che le avvolge in questo luogo dove lo studio si bea della bellezza dello spazio architettonico delle sale di consultazione, aperto sull’amenità del giardino retrostante, si ha chiara la percezione che questo più di altri luoghi cittadini rappresenti la cultura di Brescia, tanto più nell’anno di BgBs Capitali della Cultura.

La città ci dà, con questa esposizione, l’occasione di percepire l’importanza dell’opera di conservazione che la nostra biblioteca, voluta dal Cardinale Querini come pubblica, assicura ad opere di inestimabile valore, che sono patrimonio, bene comune.

Conservare: che vitale vocazione questa, che ha a che fare con il serbare insieme, mantenendo in vita ciò che si ritiene irrinunciabile per la città, intesa come luogo di crescita collettiva, nella condivisione e partecipazione.

Dei tanti eventi e manifestazioni che in questo anno come Capitale Italiana della Cultura, ci vengono giornalmente offerti, spettacolari, giocosi, attraenti quanto effimeri, talvolta estranei al “genius loci”, senza dubbio questa proposta della Queriniana appare invece bene interpretare la volontà di promozione culturale di un patrimonio cittadino di ampio respiro e alta qualità, del quale i bresciani per primi è bene che recuperino la consapevolezza.

Giustamente il direttore Ferraglio, inaugurando la mostra, ha evocato quella mirabile pagina di Niccolò Machiavelli il quale, allontanato da Firenze, nella lettera a Francesco Vettori, scriveva:

“Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente,mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro”.

Anche noi, frequentiamo la Queriniana e avviciniamo i suoi tesori, per cercare di capire il mondo in un luogo dove si sta bene, indossando gli “abiti curiali” e dialogando con i grandi che sempre hanno da insegnarci la vita.

Come i volumi più preziosi della Biblioteca, attendono valorizzazione e visibilità anche altri tesori, per ora chiusi , ad esempio, nei depositi dei Civici Musei: dipinti, disegni, stampe, che potrebbero raggiungere il grande pubblico in nuovi spazi, che vengano finalmente allestiti per la loro fruizione. Aprire i depositi, per mostre temporanee che mettano in luce, a rotazione, ciò che si cela agli occhi dei più, potrebbe essere una strategia, già applicata altrove in Italia e all’estero, con ottimi riscontri.

*L’AUTRICE DELL’ARTICOLO: LAURA GIUFFREDI

Laura Giuffredi. Laureata in Lettere Università Degli Studi di Milano e poi specializzata in Storia dell’arte, diplomata in restauro dei dipinti presso Enaip Botticino, insegnante (ora in pensione) del liceo Gambara di Brescia e attualmente consigliere comunale di Brescia.


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