“I sempre più frequenti fenomeni metereologici estremi, come quello che ha colpito la Romagna, impongono scelte concrete a difesa del territorio. Fermare l’ estrazione mineraria sul fronte frana a Tavernola e chiudere l’attività produttiva inquinante del cementificio dei tedeschi dell’Heidelberg diventa urgente”. A dirlo, in una nota, è Dario Balotta, referente di Legambiente Basso Sebino.
“Dal giorno della frana del 2021 – si legge – sono proseguite le attività di escavazione (dalle mine si è passati ad enormi martelli pneumatici). Si è riaperta l’attività dopo una breve chiusura del cementificio. La frana avrebbe effetti devastanti sulla popolazione di Montisola, di Tavernola e sull’eco-sistema del Sebino visto che sono stoccati nel cementificio enormi quantità di materiali inquinanti che verrebbero trascinati in lago dalla frana”.
“Per niente tranquillizza – incalza Balotta – l’investimento di 15 milioni di euro di danaro pubblico per mitigare gli smottamenti, soluzione tecnica problematica anche per gli esperti del settore. I costi per rimediare a questa situzione di pericolo, causati dall’attività estrattiva ,andrebbero addossati a chi l’ha provocata, l’ Heidelberg. Ma il colosso tedesco (proprietario di tutti i cementifici della zona e secondo produttore di cemento al mondo) detiene anche una quota azionaria della Sacbo (gestore dell’aeroporto di Orio al Serio) strategica per gli equilibri politici del territorio. L’influenza di del gruppo – chiosa maliziosamente – impedisce che gli interessi generali delle popolazioni lacuali prevalgano su quelli economici. Il rischio onda anomala rimane”.