📌 Fiere, Prandini: serve un cambio radicale rispetto al passato | L’INTERVISTA

"Sono entrata nel Cda della fiera di Montichiari con un obiettivo chiaro: sono convinta che, per sviluppare a pieno il potenziale del territorio, i due padiglioni debbano avere nel tempo un’unica direzione commerciale e arrivare poi alla fusione"

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Giovanna Prandini, foto da ufficio stampa

(a.t.) Il sogno più grande di Giovanna Prandini – che attraverso ProBrixia gestisce anche il Brixia Forum – è lo stesso da tempo: arrivare il prima possibile ad un unico ente gestore per le due fiere bresciane, rendendole economicamente più competitive e mettendole in rete con i principali eventi del territorio. Dal 2016, anno in cui ha accettato la difficile sfida di far rinascere la Fiera di Brescia, ha lavorato sempre in quella direzione. Facendo crescere i numeri, anche quelli economici, di ProBrixia ed accettando, nell’estate 2017, di entrare nel Cda della fiera monteclarense per fare da ponte tra le due realtà. Nel 2018, quindi, Giovanna Prandini ha posto un ulteriore mattone nella costruzione di nuove sinergie, mettendo in rete diverse eventi fieristici bresciani con il progetto Fare. E nel 2019 – sempre con lo stesso obiettivo – si è assunta anche l’onere di guidare la Rete Lombardia Fiere, mostrando una determinazione e una concretezza che fanno dare a molti quasi per scontato, a settembre, il rinnovo del suo mandato.

L’abbiamo intervistata.

DOMANDA – La fiera di Brescia è arrivata qualche anno fa a pochi passi dalla chiusura. Come va adesso?

RISPOSTA – Ho iniziato a gestire la Fiera nel luglio del 2016, ereditando una realtà ferma. Sicuramente in questi anni i miei collaboratori hanno fatto un lavoro eccellente per realizzare l’obiettivo di portare più eventi (18 nel 2016, 32 nel 2017, 64 nel 2018, ndr), creando un calendario fitto  e multidisciplinare: non soltanto fiere, ma anche – grazie alla revisione degli spazi, che oggi sono modulabili – concerti, spettacoli teatrali ed eventi aziendali. I ricavi della componente fieristica, poi, hanno superato il milione di euro e sono in continua crescita. Insomma: iniziamo a vedere risultati incoraggianti.

D – Nel 2017 lei ha lanciato – con Camera di commercio, Bresciatourism e fiera di Montichiari – la Rete Fare, che lo scorso anno ha visto l’ingresso di Lombardia Carne (Rovato), Travagliato Cavalli, Franciacorta in Bianco e Fiera di Orzinuovi. Da dove nasce l’iniziativa? Dovete volete arrivare?

R – L’obiettivo iniziale era quello di porre fine alla storica concorrenza tra le due location fieristiche bresciane, definendo sinergie e modulando i calendari in maniera coerente e non concorrenziale. Poi, partendo dall’esperienza di BresciaTourism (allora guidata da Eleonora Rigotti), abbiamo deciso di fare un passo in più. Oggi puntiamo a mettere in rete più realtà per fare economie di scala e gestire la comunicazione in maniera più efficace. L’offerta bresciana è molto ricca. L’obiettivo è intercettare un numero sempre maggiore di visitatori dalla Lombardia e da tutta Italia.

D – A lungo si è detto che due fiere, tanto più in un momento difficile per il settore, sono troppe per la nostra provincia. Davvero le fiere di Montichiari e Brescia possono convivere?

R – A mio avviso, sì. Parliamo di due location con caratteristiche diverse. Montichiari ha un’area di 40mila metri, e per questo è in grado di attrarre eventi più importanti di quelli del capoluogo. Brescia, invece, ha una dimensione minore (15mila metri) e può ambire legittimamente a diventare una sorta di salotto per fiere compatibili con la sua dimensione.

D – Nel frattempo, però, sul sistema fieristico è “piovuto” anche il Coronavirus, che ha fermato Golositalia e Dentrocasa. Quanto vi spaventa?

R – In circostanze come questa, è stato doveroso adeguarsi alle decisioni delle autorità competenti, evitando eventi con alta concentrazione di persone che avrebbero potuto favorire la diffusione del virus. Certo l’impatto economico non è stato trascurabile per il sistema fieristico. Ma non avevamo alternative: la salute pubblica è certamente la priorità. L’auspicio, da cittadini e da imprenditori, è però che la situazione torni alla normalità il prima possibile per poter sviluppare i nostri progetti.

D – C’è chi dice, però, che le fiere – nell’epoca del digitale –non siano più un modello valido. Parliamo davvero di una forma di promozione ancora attuale e sostenibile?

R – Assolutamente sì. Ne sono convinta da sempre e se non fosse così non avrei accettato nemmeno la sfida di far ripartire Brescia. Di certo oggi il mercato ci impone scelte. Sono entrata nel Cda della fiera di Montichiari con un obiettivo chiaro: sono convinta che, per sviluppare a pieno il potenziale del territorio, i due padiglioni debbano avere nel tempo un’unica direzione commerciale e arrivare poi alla fusione. Ci stiamo lavorando e ho trovato grande attenzione rispetto al percorso strategico anche nel sindaco di Montichiari e nel presidente della Camera di Commercio. Oggi è necessario guardare al mercato in maniera realistica e giocare all’attacco. Anche per questo, a ottobre, ho accettato la presidenza di Lombardia Fiere. Milano non può essere onnivora e il nostro compito è quello di valorizzare quanto abbiamo, superando l’attuale archeologia organizzativa con un’impostazione radicalmente diversa rispetto al passato.

D – Nel frattempo, con la rete Fare, avete dichiarato che puntate a raggiungere a breve un milione di visitatori per le fiere bresciane. E’ realistico?

R – Oggi abbiamo 765mila visitatori e 5mila espositori: non siamo lontani.

D – La fase tre del progetto potrebbe essere l’allargamento della Rete alle grandi sagre culinarie bresciane, che richiamano ogni anno migliaia e migliaia di persone?

R – Non credo sia un percorso realistico, perché parliamo di eventi che nascono dalla spontaneità dei territori e che spesso servono a sostenere le attività di volontariato delle comunità. Noi ragioniamo in un’altra ottica, più industriale. Ma possiamo provare ad essere di supporto per chi dovrà organizzare manifestazioni importanti nel Bresciano. Per questo vedo oggi più realistico un percorso di interlocuzione con realtà come Gavardo e Lonato.

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