Pd, la svolta di Zingaretti e Brescia | di Claudio Bragaglio

La svolta del segretario PD Zingaretti per un “partito nuovo” è una scelta di coraggio e di lucidità che merita il sostegno...

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

di Claudio Bragaglio – La svolta del segretario PD Zingaretti per un “partito nuovo” è una scelta di coraggio e di lucidità che merita il sostegno. Di coraggio, perché molte sono le incognite: dalle elezioni in Emilia alla tenuta del Governo, dalle trappole dei Referendum alla legge elettorale. Di lucidità, perché delinea un “campo nuovo”, pur nell’incertezza del risultato. A differenza dalla nascita del PD, avvenuta nel 2007 con partiti già strutturati.

Il richiamo è alla società civile, ai sindaci, a vari movimenti ed alle forze sociali. Sullo sfondo anche l’evoluzione del M5S. Mentre poco rimane d’un Centro Sinistra nazionale, per responsabilità anche del precedente PD. Quindi si tratta d’un cantiere di nuova ricostruzione, più che d’un assemblaggio di cose già esistenti. Un cantiere, però, che nei territori e nelle Città – come a Brescia ed in Lombardia – può avvalersi già d’un Centro Sinistra Civico ramificato e forte.

E’ un percorso che rimanda ai versi di Antonio Machado: “Caminante, no hay camino…Viandante, non c’è cammino, ma il cammino si fa andando”. Questa la novità – e il rischio – del Congresso, perché esige di definire la “direzione” d’un cammino, ma non ancora tracciato.

Difficile una “rifondazione strategica”, date le fragilità del Campo progressista, o le vicende esplose nel M5S, o l’incognita delle Sardine. Oggi, ad un PD al Governo, s’impone una navigazione a vista, ben attenta ai bassi fondali, per evitare l’insidia rovinosa d’un qualche scoglio del M5S o di Renzi. Nel mentre si stanno scrutando anche le carte nautiche d’una traversata dell’Atlantico.

A fronte d’una qualche fondata preoccupazione di settori cattolici – penso al Documento del prof. Zamagni – il nuovo PD dovrebbe essere sempre più un soggetto aperto di “centro sinistra”, espressione del pluralismo dei suoi riformismi. Senza nostalgie, sostiene il sindaco di Milano, Beppe Sala. Con la presa d’atto – senza astio – anche delle due speculari scissioni di Renzi e di D’Alema e d’un nuovo PD che si distingua così da “versioni” sia neocentriste che corbyniane. Con un Congresso quindi che legittimi l’identità autonoma, solidale e pluralistica d’un nuovo gruppo dirigente, ponendo anche fine al retaggio di appartenenze in lutto, con inconsolabili vedovi che si vedano ancora come ex renziani od ex bersaniani. Quindi, anche a Brescia, ciascuno per le strade scelte, distinte, ma da non contrapporre.

Il “nuovo soggetto” – a mio parere – dovrebbe non tanto passare da un “Partito Democratico” a “ I Democratici”, replicando quanto fatto dal PDS, nel 1998, con “I Democratici di Sinistra”. Il “soggetto politico” che davvero manca a livello nazionale è la coalizione progressista. Chiusa la storia del PD “a vocazione maggioritaria” d’un sistema bipartitico, l’unica “vocazione maggioritaria” che va promossa è quella d’un PD che fa coalizione, avvantaggiando – come a Brescia con Del Bono – se stessi e la coalizione.

Il PD – prima di invaghirsi dei cataloghi di botanica o di zoologia per la scelta d’un nuovo nome – dovrebbe, qui ed ora, costruire l’alternativa alla Destra. Questo il punto! Un progetto di alternativa come condizione per cambiare anche se stessi. E non già il contrario, con un solitario “maquillage” del PD davanti al proprio specchio. L’identità è data dalla politica che si fa. E, con qualunque legge elettorale, posizionamento e ruolo del PD son decisivi per la costruzione del campo progressista e civico. Questo – a mio parere – è ciò che finora manca.

Ed è questa la storia migliore delle Città. Su cui presto si misurerà Milano. Più in là Brescia stessa, ma col Centro Sinistra Civico che si dovrà reinventare. Certo, favoriti dal buon governo della Giunta Del Bono. Ma dovendo ricostruire – rispetto al 2013 e 2018 – condizioni in gran parte nuove per soggetti, liste e leadership, oltre che per il futuro Sindaco. Tempo al tempo, ma consapevoli del rischio di venir preceduti da una vittoria nazionale della Destra. Come già nel 1994, ma poi con la vittoria di Martinazzoli. O nel 2003, ma poi con la vittoria di Paolo Corsini. Quindi – seppur controvento – a Brescia s’è poi vinto, ma ciò è stato possibile per originalità di alleanze, programmi ed autorevolezza di candidature. Con le Aule consiliari che hanno sì concorso, ma in un quadro ben più ampio e complesso. Basti pensare come vari Sindaci – Trebeschi, Padula, Boninsegna, Panella, Martinazzoli – non siano stati un’espressione diretta né dei Gruppi, né dei Consigli uscenti. Così anche per la candidatura di Del Bono, nel 2008. Questa la storia, per il futuro si vedrà.

La sfida del nuovo PD investe quindi anche il PD bresciano, perché già troppi Comuni si son persi. E la sfida sta nella costruzione di un’ampia coalizione e nell’autorevolezza di nuove leadership. Col coraggio e la lucidità di andare anche oltre la “matrice ulivista”, prevalsa in questi tre decenni.

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11 Commenti

  1. Come Carlo voglio anche io fare una domanda cosa vuol dire che i sindaci non sono stati espressione dei consigli cominali uscenti? Chi li ha proposti allora?

  2. Carlo cerco di rispondere, “oltre la matrice ulivista” è per dire che il centro sinistra di questi anni è cambiato molto. Nel periodo prodiano si era attorno al 40% con DS e Margherita, più altre formazioni minori. Poi con il PD si era pensato che queste esperienze confluissero in un partito unico, il PD a vocazione maggioritaria. Una percentuale del 40% non si è mai avuta sul voto nazionale, se non in un solo voto europeo con Renzi.
    A livello dei comuni tali percentuali si raggiungono solo con liste civiche (nel Comune di Brescia, tra 15/20%). Ma un peso così rilevante del civismo (di sinistra e di centro) unitamente a ciò che avverrà sul fronte del M5S (ed è tutta una incognita) ci dice che il centro sinistra classico (sia quello pluripartitico che del solo PD, peraltro ora per nulla maggioritario) da solo non è vincente. Quindi ci si impongono strade nuove anche a Brescia, perché nel 2023 non è possibile, per vari motivi, replicare il 2018. E questo è un bel problema. Ma alcune idee sono in cammino….In quanto a Marta mi limito a confermarti che la scelta dei candidati sindaci di un comune come Brescia è sempre avvenuta con un coinvolgimento ben più ampio dei Consigli e dei Consiglieri uscenti. E di molto! Ti posso dire – con certezza – che se non fosse stato così non avremmo avuto le candidature a sindaco di Trebeschi, Padula, Martinazzoli, il 2° Corsini e Del Bono. Ma non chiedermi chi erano quelli diversamente sostenuti. Potresti eventualmente tentare – se fosse in vena – con un giornalista di lungo corso come Adalberto Migliorati che ti assicuro è persona informata dei fatti!

  3. Penso proprio che ormai ogni operazione di facciata lasci il tempo che trovi. Come ogni alchimia. Troppe volte lo si è fatto nel passato perdendo sistematicamente ogni elezione. Se il pd o qualsiasi altra coalizione di centro sinistra vuole veramente fare un salto verso l’alto in termini di consensi (invece di fare continuamente tonfi verso il basso), penso che debba dimostrare un’inversione di rotta all’elettorato, troppo stanco e logorato dalle solite parole senza mai fatti concreti e da scelte (condivise dal pd anche a livello europeo) che hanno, di fatto, tolto diritti e tutele ai lavoratori, ai giovani precari, ai pensionati. Cioè a tutti quelli che, in teoria, avrebbe dovuto difendere (se dice di essere di sinistra). E invece si è ancorato su posizioni reazionarie europeiste e radicalchic. Ma forse era proprio questo l’obiettivo del pd (e dei sindacati): tutelare chi è già tutelato, abbandonando totalmente le lotte sociali e la gente (italiani) che sta male. E, infatti, anche sul piano dei rapporti col clero il pd e la sinistra si è normalizzata e, anzi, vanno d’amore e d’accordo. E non solo sul tema, tanto caro a entrambi, dell’immigrazione. Quanto alla situazione locale attuale, molto ha giocato il fatto che il centrodestra non ha fatto una dura opposizione. Forse perchè molto più interessato ad occupare poltrone in regione o a Roma. E, infatti, un candidato credibile non è riuscito a trovarlo. Sulla buona amministrazione Del Bono ho molti dubbi e molte critiche. A partire dal fatto che alcuni assessori si rifiutano sistematicamente e arrogantemente di parlare con i cittadini di problematiche che gli sottopongono (sullo stile dell’amministrazione di Martinazzoli). Che i problemi rimangono lì, mai risolti, nella speranza che poi il cittadino si dimentichi. Così come fanno i consigli di quartiere: autentici muri di gomma e fumo negli occhi ai poveri cittadini che non sanno più a chi rivolgersi. Aumentando ancora di più lo scollamento fra cittadini e palazzo. Chissà, magari con una destra più credibile e con un candidato autorevole, il suo Del Bono non avrebbe la vita facile che ha avuto per quasi due mandati.

  4. Considerazione puoi ben immaginare come non condivida quasi tutto quel che scrivi sulla valutazione del governo locale e sul sindaco Del Bono. Ma più che risponderti puntigliosamente sul tutto che ci vede contrapposti voglio riflettere su quel mio “quasi”. Ovvero sul fatto che il centro destra non abbia trovato – come tu dici- un candidato credibile da contrapporre a Del Bono. Io la vedo diversamente ed il punto è proprio questo. La mia opinione è che la destra non ha trovato un candidato perché nessun candidato (che non sia della nomenclatura presente od anche solo aspirante, oppure un martire) scende in campo se è sicuro di perdere. Come è avvenuto, ma non direi per colpa o demeriti suoi, con l’avv. Paola Vilardi, bensì per la forza in campo del centro sinistra col sindaco uscente, già sulla rampa di lancio, come Del Bono. Se ti informi sul perché e sul percome la candidatura dell’ing. Zampedri (Direttore Generale del Policlinico Gemelli…) è stata fatta pubblicamente decollare (da Gelmini-Paroli) ma che poi si è afflosciata, mi darai ragione. Ciò che sostengo è che il gioco per tutti invece cambia nel 2023. Di molto e sarà una gran faticaccia in salita. Per la Destra, che viene da continue sconfitte e batoste, penso che la questione sia ben chiara. Per il Centro Sinistra a Brescia, che viene invece da numerose vittorie – splendida l’ultima! – non sarei, allo stato dell’arte e per quel che si usma in giro – proprio così del tutto sicuro…

  5. La destra, quando ha governato, non ha dato quella svolta e quel cambiamento che a parole aveva promesso di dare. E quindi ha perso. E ha perso soprattutto molto elettorato moderato, che alla fine è quello che, in questi anni in cui si sono persi gli schieramenti tradizionali o di comodo, determina o meno la vittoria di un sindaco. Tenga presente anche che il cattocomunismo ha radici ben radicate nella nostra terra, è bene organizzato, fra associazioni cattoliche come l’Acli o laiche che affondano le loro radici nel pci o nei vecchi partiti di massa un tempo contrapposti, oggi, ridotti al lumicino, e fusi fra di loro! Ci aggiunga anche che poi il centrodestra non ha fatto una vera opposizione in consiglio, per i motivi che ho già spiegato, ed ecco che, d’incanto, il personaggio forte diventa Del Bono. Forte in un quadro di disinteresse generale dei partiti alle istanze dei cittadini. Sui problemi della città e sul rapporto cittadini-palazzo lo scollamento è molto aumentato. E anche lo scontento. Ma è uno scontento di chi non si sente rappresentato da nessuno, opposizione compresa. Qundi una situazione molto grave, a mio avviso. E questo penso che sia il male maggiore. Proprio perchè la maggioranza non si preoccupa di questo scollamento perchè sente che dall’altra parte non si colgono le istanze dei cittadini e l’opposizione vivacchia. Siamo molto lontani dai tempi dove le opposizioni facevano veramente il loro mestiere: penso alla Lega Nord degli anni Novanta o ad una Beccalossi con Sos città e una maggioranza rappresentata da Corsini e Martinazzoli preoccupata di tenere in mano il governo della città per portare a termine i disastri che oggi vediamo (inceneritore, metro, cessione di A2A, Freccia Rossa e altre speculazioni edilizie poi rivelatesi problematiche e fallimentari). Oggi vedo il declino della dialettica, della rappresentatività, della contrapposizione. Un quadro decadente del governo della città insomma. Che non imputo soltanto all’attuale maggioranza. Di molto ne ha colpa l’opposizione. Come non vedo nulla in campo cinque stelle. Tutto un quadro diverso da quello che c’è a livello nazionale…

  6. Considerazione ti leggo attentamente. Salvi proprio nessuno, né a destra né a sinistra. Se Brescia è declino, delusione, delusione e scollamento immagino il tuo incontenibile ottimismo anche al di là dei suoi confini. Intanto nel rapporto sulla Qualità della vita del Sole 24 Ore di dicembre – tanto per dire – Brescia scala la classifica e dopo aver guadagnato ben 27 posizioni si conquista il 12° posto in Italia. Non è che sei in totale fase depressiva? Qualche buon elemento per esserlo, e magari anche per condividerlo insieme, c’è. Ma c’è pure anche qualche valida speranza…ma non farti sfuggire pure quella. Certo che se guardi anche la politica solo di notte – come diceva quel tale che era pure un gran filosofo – tutte le vacche son grigie. Con sincera cordialità.

  7. La depressione spesso ti viene quando vedi certe situazioni e non hai i mezzi per poterle risolvere. Forse è il caso di Brescia, visto il distacco che accennavo degli amministratori verso i problemi della città. Non è comunque il mio caso. E infati mi limito ad esporre i fatti, le mie opinioni e la mia visione delle cose, alla luce delle esperienze in campo. Se poi, a tutti i costi, come fa lei, bisogna dire che questa amministrazione eccelle, è attenta alle istanze che vengono dai cittadini, è disponibile ed è un modello di efficienza e di eccellenza, sinceramente la depressione me la fa veramente venire. Oppure, per lei, questa è l’eccellenza. Il che mi lascerebbe molto perplesso, visti i numerosi problemi aperti. Quanto alla classifica del Sole 24 Ore, eccellono anche città molto più caotiche della nostra, prima fra tutte Milano. E sappiamo che queste classifiche considerano determinate variabili e confrontano città italiane. Io, per esempio, preferisco confrontarmi con città come Vaduz o Landeck. Inoltre, il cercare di essere obiettivi, anche con la parte politica che più mi rappresenta, significa essere onesti intellettualmente e voler bene alla propria città. Altrimenti si continua con un botta e risposta nel voler a tutti costi giustificare la propria parte e denigrare l’altra.

  8. Considerazione nessun problema ad interrompere qui il botta e risposta. Intanto mi fa piacere che tu non sia tra i depressi. In quanto al dar sempre una visione a tutto tondo ed acritica delle cose di casa nostra si vede proprio che non mi conosci. Ovviamente non sei obbligato. Ma ti assicuro che non mi faccio alcun problema a dir la mia (giusta o sbagliata che sia) anche suscitando frequenti e durature antipatie. Ti garantisco che la lista non è corta. Per es., l’ho fatto a viso aperto e duramente , in assoluta minoranza, da Segretario provinciale dei DS, sul modo come è nato il PD. Pagando il prezzo d’un mio siluramento. Rischi del…mestiere, e senza ridicoli vittimismi. Cosa quindi che non mi ha depresso né mi deprime.. Anzi sono ora ancor più orgoglioso a difendere questo PD con tutti i suoi limiti e per la situazione pesante in cui ci si trova, a maggior ragione anche perché son pure… incavolato nel vedere il fuggi fuggi (tra vigliaccherie, diserzioni e scissioni) di taluni che quel PD l’han preteso, imposto e pure spremuto! Anche in sede di amministrazione dico quel che penso. Anche questo non sei obbligato a saperlo, ma ti faccio presente che nel 2009 mi son preso in Loggia, con capogruppo Del Bono, una sospensione dal Gruppo PD per quattro anni…tanto per dirti d’un esempio. E se parlo bene di Del Bono sindaco non è perché ho cambiato la mia opinione su quel che ho fatto io e sul quel che ha fatto lui, allora, sulla vicenda di A2A, ma solo perché cerco di essere obbiettivo su quel che fa come sindaco per la città.

  9. Se cerca quindi di essere obiettivo perchè allora non ammette che gli amministratori non parlano con la cittadinanza, che non interagiscono? Perchè non ammette, per esempio, che i consigli di quartiere sono una bufala, che non contano nulla, che sono solo una cinghia di trasmissione fra quello che impone l’amministrazione e i cittadini? Che la gente, a richieste precise, non ha risposte? Cerchiamo quindi di dare a Cesare quello che è di Cesare. Questa, come la precedente amministrazione (sempre Del Bono) non si caratterizza per il dialogo con la gente, per il confronto. E i problemi rimangono lì, irrisolti…

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