“Calano Pil e fatturato, ma aumentano le aziende che tolgono pubblicità a Libero”. Potrebbe essere questo – parafrasando con ironia il testo della prima pagina del giornale milanese dello scorso 24 gennaio – il titolo giusto per riprendere la vicenda che ha coinvolto il quotidiano diretto da Pietro Senaldi. Decidano poi i lettori, a seconda della loro sensibilità personale, se aggiungere l’occhiello del giornale (“c’è poco da stare allegri”).
Dopo l’annuncio dell’Ordine dei giornalisti di aver segnalato la posizione di Senaldi alla commissione disciplinare, infatti, non solo l’azienda bresciana Ristora (Montichiari) – dopo diverse mail e telefonate di protesta – ha deciso di prendere le distanze dal titolo che accostava la crisi economica all’aumento delle persone che si dichiarano omosessuali.
Anche la Menarinin (farmaceutica), infatti, ha annunciato nelle scorse ore di non condividere il titolo di Libero e di voler “agire di conseguenza”. L’azienda l’ha comunicato in una mail inviata all’europarlamentare Daniele Viotti, il cui testo integrale è stato riportato da Lettera 43.
“Gentile Onorevole Viotti – si legge nella mail – la ringraziamo per la sua email e per la segnalazione in merito al titolo apparso ieri sul quotidiano “Libero”. Anche noi di Menarini ci sentiamo profondamente offesi da quelle parole perché si discostano totalmente dai valori che ci contraddistinguono come azienda. Il nostro gruppo, presente in 136 paesi nel mondo con 17.000 dipendenti, ha sempre tutelato la libertà individuale. Pertanto rifiutiamo categoricamente ogni tipo di discriminazione fondata su etnia, religione, orientamento sessuale, opinione o condizione personale e sociale. Per questi motivi, agiremo di conseguenza”.