Pd bresciano alla resa dei conti. Ma prevale l’appello all’unità
Dibattito rovente, in queste ore, nel Pd bresciano. E se gli appelli all’unità non mancano il confronto interno resta molto duro anche nella Leonessa.
Il giovane Massimo Reboldi scrive su Facebook: “Il rischio era uscire spaccati. Ci sono ancora 40h di tempo e confido che dopo l’assemblea di ieri in cui ci si è detti le cose in faccia si possa ricostruire. È chiaro che serve uno sforzo da tutte le parti, e quella della Conferenza Programmatica mi sembra la migliore”. Ma all’interno della sua corrente sono in molti a pensare che la scissione sia ormai una strada inevitabile e restano da chiarire in particolare le posizioni degli storici capicorrente bresciani: Claudio Bragaglio e Paolo Pagani. Oltre che della deputata Miriam Cominelli, che nel pomeriggio ha inviato una nota fiume sul puto: Quando si fa politica, non bisognerebbe mai dimenticare che pensare al proprio futuro significa avere ben presente che non si tratta solo se stessi. Che le proprie scelte riguarderanno anche la comunità politica, di chi con te condivide un progetto e un percorso e anche il futuro dei cittadini, quelli a cui chiedi fiducia e che ti accordano gli strumenti per lavorare per un Paese migliore. Credo che ora più che mai, nel PD, dovremmo ricordare che il nostro è un futuro plurale. Che riguarda una comunità politica, dalla base alla dirigenza, che solo stando insieme può affrontare con coraggio e ottimismo, ma soprattutto con la prospettiva di riuscire davvero ad affrontare e sfide che abbiamo davanti: dalla lotta ai populismi che sempre più prendono piede intorno a noi, ai problemi sociali ed economici che si aggravano di giorno in giorno. Credo che il PD sia ancora il luogo in cui pensare insieme a come affrontare al meglio tutti questi grandi temi. Le prossime ore saranno decisive per il nostro futuro, la speranza è che lo sguardo di chi si appresta a prendere decisioni da cui poi non si torna indietro, riesca ad andare oltre l’oggi e guardare davvero verso il domani.
Mentre l’ex sindaco Paolo Corsini – presidente della fondazione ItalianiEuropei – continua ad essere al centro delle critiche di molti militanti anche tramite social per la sua vicinanza con Massimo D’Alema.
Nel frattempo il deputato Alfredo Bazoli, il senatore Guido Galperti, il consigliere regionale Gianantonio Girelli e il segretario Michele Orlando – con tanti altri – hanno deciso di lanciare appelli all’unità.
“11 responsabili di zona, 101 segretari di circolo, 112 sottoscrizioni totali. Questi i numeri delle adesioni bresciane alla lettera-appello promossa dal segretario regionale del PD e dai 12 segretari provinciali per chiedere due cose (forse fin troppo) semplici: un congresso vero, nel quale tutti gli iscritti possano dire la loro sull’esperienza di governo di questi ultimi anni e sul profilo ideale e programmatico che vogliamo dare al PD; e di smetterla di minacciare/auspicare/favorire/semplicemente accennare alla scissione. Che è roba da irrisponsabili. E che nessuno di noialtri gente normale, militanti, simpatizzanti, elettori merita”, così scriveva il 17 Orlando su Facebook. Aggiungendo poi: “Non si può dire che non ci stiamo provando… anche a Brescia, anche in Lombardia“.
E l’ex segretario Bisinella aggiunge: “Come sempre dalla Lombardia e da Brescia , arriva un appello al BUON SENSO, all’intelligenza, alla costruzione di futuro. Chi vuole “sfasciare” tutto se ne assumerà la responsabilità storica conseguente…e mi pare che siamo tanti, tantissimi ad aver firmato, e anche chi non lo ha fatto,non ama di certo sentir parlare di scissioni. Base chiama gruppo dirigente, ma stavolta se non ci ascoltate vi MENIAMO sul serio!!”.
Bazoli, via social, scomoda Aldo Moro, citando un discorso ai gruppi parlamentari Dc del 28 febbraio 1978: “Sono certo che noi procederemo insieme, credo concordando, se necessario in qualche momento anche discordando, ma con amicizia. Camminiamo insieme perchè l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi”.
Mentre Girelli, ieri, scriveva: “La politica é anche la fatica di trovare punti di incontro, la capacità di non esaltarsi troppo per le vittorie e di saper accettare di essere in minoranza.
Ma soprattutto é essere parte di una comunità, sentire e difendere l’importanza dello stare insieme. Ricordatelo delegati che oggi siete a Roma, il PD é nostro, di tutti noi, di nessun altro, difendiamolo con forza e coraggio!”.
Duro, invece, l’affondo del segretario cittadino Giorgio De Martin – dell’ala liberal – che tuona: “Ai capi della minoranza non interessano le sorti del Paese. Vorrebbero solo cacciare Renzi, ma, non essendo in grado di farlo in un percorso democratico, quale è un congresso (che rappresenta quello che demagogicamente chiamano “il nostro popolo”), allora si affidano alla scissione”.