Centinaia i presenti al corteo di solidarietà per Mirko, con loro il sindaco

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Poteva capitare a chiuque. Era inevitabile che prima o poi capitasse. Sembrano essere stati questi i concetti dominanti espressi dalle centinaia di persone che ieri sera a Serle hanno sfilato per le vie del paese fino sotto alla casa della famiglia di Mirko, ora in carcere, che con un colpo di fucile ha ucciso il ladro che poco prima ha fatto incursione nella sua abitazione.

L’appuntamento è stato fissato per le 21 in piazza. Già diverso tempo prima si sono formati i primi capannelli di persone, tra cui moltissimi giovani desiderosi di esprimere la loro vicinanza al loro coetaneo e alla sua famiglia. Contemporaneamente in comune il sindaco aveva convocato un’assemblea con le associazioni attive sul territorio, per condividere le sensazioni su ciò che sta vivendo il paese. 

Il lungo serpentone che si è mosso dalla piazza fin sotto casa del presunto assassino, era composto, silenzioso, ma diversi cartelli esposti dai manifestanti parlavano chiaramente. Serle è vicino all’assassino, gli abitanti capiscono il gesto compito dal loro concittadino, e molti hanno già perdonato.

Sulle colonne di Bresciaoggi in edicola stamane le parole del sindaco Gianluigi Zanola, a margine della fiaccolata: «Ci tengo a esprimere due-tre concetti per evitare che la mobilitazione di stasera possa essere facilmente strumentalizzata. Stasera siamo qui perché prima di tutto vogliamo dimostrare che Serle è vicino alla famiglia, distrutta dal dolore per una tragedia che nessuno avrebbe voluto. Mirko è un ragazzo mite, posato, testa sempre sulle spalle: con questo non vogliamo giustificare quanto accaduto, siamo certi che proprio lui sia il primo a voler riscrivere un finale diverso a questa storia». Prosegue Zanola: «Il proliferare dei furti è ormai diventata una situazione insopportabile. E purtroppo la sensazione è che l’ordinamento li stia tollerando come se fossero reati quasi inevitabili. Chiediamo un inasprimento delle pene e soprattutto pene certe. A Serle la gente avverte mancanza di sicurezza nel luogo teoricamente più sicuro, ovvero la propria casa: è un meccanismo che logora le persone».

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2 Commenti

  1. ma grazie di che? se ancora non si sa cosa é successo e Mirko sostiene di non aver voluto uccidere, di cosa lo ringrazi? Di essere un assassino quando non lo é? Calmati un po’ che mi sembri fuori controllo.

  2. Se questi albanesi/rumeni dovessero entrare in casa mia e fare del male ai miei figli me la prenderò con loro ma anche con chi li difende in quanto "fratelli migranti".

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