(a.c.) Alcuni anni di magra, il numero di sciatori sempre in calo, tanti litigi tra gli attori economici, e soprattutto pochi investimenti in infrastrutture e impianti. Il tracollo è stato evitato per due-tre anni consecutivi, ma ora che è arrivato anche il fallimento dell’ultima iniziativa privata tentata, quella di Carlo Gervasoni, è ora di fare sul serio. L’alternativa è la, turisticamente parlando, la morte di Montecampione.
L’unica strada che attualmente sembra essere percorribile è quella che vede un impegno diretto (uguale soldi) da parte dei comuni, degli enti sovraterritoriali e dei privati. Artogne, Pian Camuno, Gianico, Darfo Boario e Bovegno, assieme potrebbero trovare risorse per 500mila euro. Altri 500mila a testa potrebbero sborsarli Bim (Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica) e Valle Camonica servizi. Totale 2 milioni. Un contributo, piccolo ma significativo (60 mila euro all’anno, per dieci anni) arriverebbe anche dall’Associazione commercianti di Montecampione. La volontà da parte di tanti c’è: basteranno però 2 milioni di euro per ripianare i debiti accumulati e mettere in atto gli adeguamenti strutturali, seppur minimi, sugli impianti? Secondo quanto riportato da Bresciaoggi in edicola stamane il prezzo pagato da Montecampione Bovegno ski a Montecampione Impianti per l’ultimo passaggio di proprietà si aggirava sui 3,3milioni. Molto di più delle risorse attualmente racimolate dagli attori che tentano il rilancio.
È evidente che non bastano. Il 17 aprile 2012 ho scritto che ne serebbero serviti almeno 5 volte tanto.