Immunodeficienza e autoimmunità: la congiunzione permette di identificare una nuova malattia pediatrica

0

Lo stato di benessere che deriva dall’assenza di malattia è il risultato di una condizione di equilibrio in cui operano tutti i processi biologici. Si parla in questo caso di una condizione di omeostasi. Uno spostamento di questa omeostasi determina la malattia. I sistema immune non fa eccezione a questa regola. Nel caso di un difetto funzionale del sistema immune si ha una condizione di immunodeficienza, che comporta una aumentata suscettibilità alle infezioni. Qualora il sistema immune funzioni troppo, si ha al contrario sviluppo di malattie autoimmuni. Immunodeficienza e autoimmunità appaiono quindi antitetiche. Da un punto di vista teorico è infatti difficile conciliare nello stesso individuo una condizione di immunodeficienza con una condizione di iperattività del sistema immune o pensare che i meccanismi patogenetici che determinano lo sviluppo di una condizione di immunodeficienza possano anche determinare lo sviluppo di malattie autoimmuni. Si dice teoricamente, perché in realtà l’esperienza clinica dimostra esattamente il contrario: infatti in alcune condizioni di immunodeficienza sono presenti anche manifestazioni autoimmuni.

 Per spiegare questo apparente paradosso era necessario trovare l’anello di congiunzione tra questi due estremi. Questo anello, o forse sarebbe meglio dire uno di questi anelli, è stato trovato ed è l’oggetto del lavoro pubblicato sull’ American Journal of Human Genetics. Si tratta di un lavoro multicentrico firmato dalla parte italiana dal gruppo del Prof. Alessandro Plebani Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore Scientifico dell’Istituto di Medicina Molecolare A. Nocivelli degli Spedali Civili di Brescia. Il lavoro è stato supportato anche dalla Fondazione Camillo Golgi e dalla Associazione Immunodeficienze Primitive.

“Nell’ambito di un progetto di ricerca multicentrico mirante ad identificare i difetti genetici che causano l’ipogammaglobulinemia comune variabile- dice il prof. Plebani-, abbiamo osservato che alcuni di questi pazienti presentavano mutazioni del gene LRBA. Con sorpresa abbiamo notato che questi pazienti presentavano anche un’aumentata suscettibilità a malattie autoimmuni. In presenza di questo gene alterato i linfociti B non si differenziano in plasmacellule (da qui la condizione di immunodeficienza) e le cellule del sistema immune attivate, una volta compiuta la loro funzione,  non sono in grado di ritornare allo stato di riposo. E’ questo stato di costante attivazione che favorisce lo sviluppo di malattie autoimmuni. Comprendere meglio i meccanismi attraverso i quali il prodotto di questo gene agisce ed essere in grado di regolarne la funzione, può aprire nuove e forse più efficaci possibilità di trattamento di queste malattie”.

La newsletter di BsNews prevede l'invio di notizie su Brescia e provincia, sulle attività del sito e sui partner. Manteniamo i tuoi dati privati e li condividiamo solo con terze parti necessarie per l'erogazione dei servizi. Per maggiori informazioni, consulta la nostra Privacy Policy, che trovi in fondo alla home page.

Lascia una risposta (la prima volta la redazione deve accettarla)

Per favore lascia il tuo commento
Per favore inserisci qui il tuo nome