Edilizia popolare. Ottenere un alloggio è come vincere alla lotteria: 3mila domande per 200 case

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(a.c.) La diffusione dei primi dati alla chiusura del 15° bando per l’assegnazione di un alloggio popolare in città non fanno altro che confermare ciò che tutti già sapevano: la crisi si sta facendo più dura, e la gente in difficoltà è sempre più numerosa.

L’assessore alla Casa Massimo Bianchini e il presidente dell’Aler Ettore Isacchini hanno snocciolato i primi dati, non definitivi, della situazione bresciana, esprimendo non poca preoccupazione. Le domande pervenute alla scadenza del bando lo scorso 30 aprile sono state in totale 960 (di cui il 66% da cittadini stranieri), molte di più delle 580 del precedente bando. Le richieste totali arriveranno a toccare una quota vicina alle 3mila (erano 2.535 nel 2011), e gli appartamenti a disposizione in turn over sono i soliti 200. Il conto di quanti rimarranno esclusi è presto fatto.

A queste cifre si devono avvicinare quelle sugli sfratti, passati dai 200/250 degli anni precedenti la crisi, nel 2007 e nel 2008, ai 700/750 degli ultimi due anni, sfratti spesso per morosità incolpevole, dovuti a licenziamenti o riduzioni di reddito per la cassa integrazione: il quadro è veramente drammatico.

Nel breve periodo qualcosa di positivo si vedrà, grazie ai nuovi appartamenti di edilizia popolare dell’ex Arici-Sega, a quelli di via Foro Boario e alla casette in legno di Sanpolino. 191 alloggi in totale: sempre meglio di niente, ma è la politica nazionale che deve cambiare, puntando su un grande piano di investimenti nell’edizilia popolare. Per rilanciare le opere pubbliche, per dare lavoro alle imprese edili, in crisi nera, e un tetto a quanti (a Brescia 3mila famiglie) sono in cerca di un posto dove vivere.

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