▼ Garda, la “guerra del coregone” aspetta le mosse degli enti pubblici

Ora la palla è nelle mani della Regione Lombardia (che con il Veneto e la provincia autonoma di Trento) che si è impegnata a presentare uno studio sulla biocenosi del lago: premessa indispensabile per la concessione di un'eventuale deroga

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Coregone, foto d'archivio

La cosiddetta “guerra del coregone” infiamma i pescatori professionali e i ristoratori del Lago di Garda. Ma al momento è impantanata nella burocrazia.

Come noto, il ministero dell’Ambiente ha stabilito il divieto di immissione di nuovi coregoni nel Benaco (autorizzando però la deroga sull’Iseo) perché in concorrenza con la specie autoctona del carpione, un gravissimo danno per l’economia ittica locale che proprio da questo pesce ha la principale rendita.

Ora la palla è nelle mani della Regione Lombardia (che con il Veneto e la provincia autonoma di Trento) che si è impegnata a presentare uno studio sulla biocenosi del lago: premessa indispensabile per la concessione di un’eventuale deroga.

Ieri la questione è approdata nella commissione Ambiente del Pirellone, con un’interrogazione presentata da Paolo Formentini e Simona Tironi. Ma dalla risposta è emerso che la Regione ha presentato la domanda, ma Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è ancora in attesa delle integrazioni richieste e gli enti coinvolti non hanno presentato ancora tutte le carte. Insomma: la richiesta congiunta, prevista dalla norma, non è ancora arrivata.

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