“Vista la presenza di attivisti, avremmo già potuto fare un’assegnazione dal bando ma vogliamo dare credito all’amministrazione, visto che in campagna elettorale è stato detto che ci sono 400 alloggi pubblici vuoti. Chiediamo un segnale: è assurdo smembrare una famiglia e spendere soldi pubblici per le rette, quando ci sono case vuote”. Queste le parole di Umberto Gobbi, portavoce dell’associazione Diritti per tutti, presenti ieri, martedì 4 luglio, davanti ad una palazzina di proprietà della Loggia, in via Lucio Fiorentini dove oltre la metà della ventina di appartamenti è sfitta, in alcuni casi da molti anni.
Tradotto in parole povere: se il Comune non procederà ad assegnare le case vuote l’associazioni ricomincerà con le occupazioni. Le rivendicazioni di ieri contro l’emergenza abitativa in città hanno voluto ricordare alla nuova sindaca Laura Castelletti di mantenere la parola data in campagna elettorale. “Castelletti aveva detto che – hanno dichiarato gli attivisti – la questione abitativa sarebbe stata centrale nell’azione della nuova amministrazione: l’obiettivo principale, avevano assicurato la neo sindaca e gli assessori competenti, sarebbe stato quello di recuperare gli alloggi vuoti e inutilizzati esistenti, sia di proprietà pubblica che privata, per metterli a disposizione delle famiglie in stato di bisogno. Nella città di Brescia si registra sempre più la difficoltà se non l’impossibilità di trovare un appartamento da affittare perchè c’è stato un boom di affitti brevi turistici che sono aumentati del 68 per cento negli ultimi due anni, tanto che attualmente in città sono disponibili 500 appartamenti per brevi soggiorni e solo 80 per locazioni normali”.
La protesta ha toccato anche una situazione particolare, quella di Adama e della sua famiglia composta da una giovane mamma, dal padre e da una bambina di 5 anni, più la nonna, invalida al 100 per cento, di soli 55 anni. Tra pochi giorni dovrà lasciare un appartamento, dove è stata ospitata per qualche mese, di proprietà di un operaio pakistano che ora ne ha bisogno per la propria famiglia; la proposta dei servizi sociali, spiega l’associazione, è di smembrare il nucleo collocando la nonna in una rsa e mamma e bimba in una struttura di accoglienza, a spese del Comune, mentre il padre finirebbe in strada. “La proposta è motivata dall’assenza di alloggi disponibili per tenere la famiglia unita; una soluzione disumana” hanno commentato gli attivisti.