▼ Aquila reale avvelenata e uccisa dal piombo, il WWF: vietare i pallini da caccia

"L’animale, nel corso della sua breve vita, si è nutrito di un numero molto alto di animali a loro volta contaminati da piombo. Il fatto che l’aquila sia stata recuperata in un’area ad alta densità di capanni da caccia, poi, rende evidente l’impatto che determina quest’attività"

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Aquila reale, foto da Wikipedia, Di Juan lacruz - Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18042076

Ancora un caso di morte di una specie protetta a causa del micidiale “saturnismo”, l’avvelenamento da piombo provocato dalla diffusione dei pallini da caccia. Si tratta di un’aquila reale, giunta nei giorni scorsi nel C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici) WWF di Valpredina e proveniente da un’area ad alta pressione venatoria. Il rapace, una giovane femmina, era stata recuperata dalla Polizia provinciale in provincia di Brescia e consegnata ai veterinari del Centro recupero animali selvatici WWF di Valpredina, in provincia di Bergamo. L’animale era in evidente difficoltà e presentava sintomi da intossicazione. Ricoverato nella struttura, è stato sottoposto a terapie specifiche e controlli radiografici ed ematici per escluderne fratture o patologie di tipo virale.

L’esito degli esami ematologici non ha però lasciato dubbi: altissimi livelli di piombo nel sangue (1.000 microgrammi su litro) hanno certificato la grave intossicazione da metalli pesanti. La gravità delle condizioni in cui versava l’aquila ha reso vane le cure: il rapace, infatti, è deceduto dopo poco più di 24 ore dal ricovero e l’autopsia ha evidenziato alti livelli di piombo anche nelle ossa e nel cervello dell’animale, mostrando che si trattava di una intossicazione non solo acuta ma anche cronica.

“Questo risultato – commenta una nota del WWF – è ancora più inquietante alla luce dell’età del rapace, che aveva solo due anni. Questo vuol dire che l’animale, nel corso della sua breve vita, si è nutrito di un numero molto alto di animali a loro volta contaminati da piombo. Il fatto che l’aquila sia stata recuperata in un’area ad alta densità di capanni da caccia, poi, rende evidente l’impatto che determina quest’attività. Purtroppo – continua il testo – quello dell’aquila reale non può considerarsi un caso isolato. La contaminazione da piombo e l’avvelenamento degli animali, in particolare di rapaci e avvoltoi, è un problema diffuso: a Messina il Centro di Recupero Fauna Selvatica provinciale gestito dall’associazione MAN, ospita in questi giorni un’aquila del Bonelli, anch’essa ricoverata per intossicazione da piombo”.

“L’Agenzia europea per le sostanze chimiche – precisa ancora l’associazione – ha chiarito come l’utilizzo di piombo comporti un rischio per gli uccelli acquatici che ingeriscono le munizioni al piombo che si diffondono dopo gli spari, con conseguenti effetti tossicologici, anche letali.  Si stima che ogni anno, in Europa, l’avvelenamento da piombo provochi un milione di decessi di uccelli acquatici, oltre alle specie che si nutrono di animali contaminati (come i rapaci) e ai rischi per la nostra salute. Nell’uomo, l’esposizione a questo metallo, che può finire nell’acqua e terreni coltivati, può causare non solo, ad esempio, ipertensione e anemia, ma è anche associata ad effetti sul sistema nervoso, sulle funzioni renali e sulla fertilità, con compromissione della gravidanza e decesso.

I rischi causati dalle munizioni di piombo usate per la caccia sugli ecosistemi e sulla salute umana sono un dato acclarato ed è per questo che l’Unione Europea ha adottato il Regolamento (UE) 2021/57, che vieta l’utilizzo di munizioni di piombo all’interno o in prossimità delle zone umide. Il fatto che il Governo abbia approvato una circolare interpretativa che si pone in contrasto con questo regolamento testimonia quanto sia forte la pressione della lobby venatoria e delle armi, al punto da sacrificare l’interesse di tutti alla tutela dell’ambiente e della salute umana. Questo approccio – conclude la nota – è inaccettabile e il WWF si batterà in ogni sede per garantire l’applicazione del Regolamento UE sollecitando gli Enti gestori a prescriverne il divieto per ogni forma di caccia nelle aree “Natura 2000” attraverso la valutazione di incidenza sui calendari venatori”.


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