Fa discutere la presa di posizione pubblica di un gruppo di destra radicale bresciana contro don Fabio Corazzina. E sono in molti ad aver già espresso la solidarietà al sacerdote, noto per le sue posizioni di apertura al dialogo interreligioso e di attenzione agli ultimi.
In un post sui social, infatti, l’associazione definisce il sacerdote come “il tipico esponente della Brescia istituzionale e cattocomunista: parroco, immigrazionista, pappa e ciccia con la sinistra che odora ancora parecchio di falce e martello”. Quindi, il gruppo cita la recente aggressione avvenuta all’oratorio di Fiumicello, definendolo “avanguardia multiculturale per far contenti un pó i kompagni, un pó (con l’accento invece dell’apostrofo, NDR) i preti e un pó Confindustria”.
Parole dure, a cui è seguita la presa di distanza da parte di molti. Paolo Pagani (Articolo Uno) ha parlato di “vergognoso attacco a don Corazzina” e di “troppe provocazioni neofasciste nella città della strage”. Mentre la Cgil, in una nota, ha definito le offese contro di lui “ignobili”. “Chi conosce don Fabio (e chi non lo conosce?) – si legge – sa bene quale sia da sempre il suo impegno, la sua costante presenza in città, la sua perseveranza nel rimboccarsi le maniche e creare occasioni per accogliere e coinvolgere, la sua disposizione al dialogo con tutti, credenti e non credenti. Fabio è una figura che non fa silenzio sull’essenziale (“fa rumore”) e affronta le questioni, problematizzandole da sempre con coraggio e coerenza”. Il sindacato, quindi, rilancia la lettera inviata dal sacerdote ai media bresciani, che trovate qui.