Ci sono voluti sette anni. E restano da vedere i futuri gradi di giudizio. Ma oggi è arrivata la prima sentenza e Giacomo Bozzoli è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio – Mario Bozzoli – avvenuto l’8 ottobre del 2015.
I giudici della Corte d’assise di Brescia – dopo una decina di ore di camera di consiglio – lo hanno ritenuto colpevole di omicidio e distruzione di cadavere, come chiesto dall’accusa, nonostante la difesa ne avesse chiesto l’assoluzione con formula piena per mancanza di prove.
Mario Bozzoli scomparve misteriosamente nella fonderia di Marcheno, in Valtrompia, che gestiva con il fratello e i nipoti. Alle 19.13 chiamò la moglie per annunciare che avrebbe fatto tardi. Poi di lui nessuna traccia. Alle 22 il figlio si recò nell’impianto per cercarlo: c’erano i figli del fratello e altri operai – compreso Giuseppe Ghiardini, addetto al forno della fonderia dove sarebbe stato bruciato il cadavere, che sei giorni dopo si è tolto la vita ingoiando una capsula di cianuro – ma di Mario nessuna traccia apparente.
Il movente dell’omicidio (ma a dirlo con “certezza” saranno le motivazioni della sentenza) sarebbe di natura economica, “conseguenza” delle liti per la gestione dell’azienda da parte del fratello e dei nipoti.