📷 Al Franciacorta Village la lezione di reportage del National Geographic

A confrontarsi due autorevoli nomi del National Geographic: il photoeditor Marco Pinna e la fotografa Daria Addabbo

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Daria Addabbo, Marco Pinna e Francesca Monteleone al Franciacorta Village, foto Andrea Tortelli (BsNews.it)

“Women, un mondo in cambiamento”. E’ questo il titolo della mostra – visitabile fino al 19 giugno con ingresso libero – che è ospitata dal Franciacorta Village di Rondengo Saiano e che ieri sera è stata anticipata da un “aperiscatto con l’autore”. O meglio da una serata a inviti in cui due autorevoli nomi del National Geographic, il photoeditor Marco Pinna e la fotografa Daria Addabbo, hanno tenuto per i presenti una lezione sul mondo dei reportage.

Reduce dalla pubblicazione di tre libri con la casa editrice Jaca Book, la Daddabbo ha 43 anni ed è uno dei nomi emergenti del fotogiornalismo italiano: al suo attivo anche diverse collaborazioni con alcune delle principali riviste italiane e mondiali. A introdurla e intervistarla il giornalista Pinna, che dal 1998 sceglie le foto migliori da pubblicare sull’edizione italiana della prestigiosa rivista. Attorno a loro, a fare da contesto, la ricca selezione di immagini (oltre 60) scelte – sul tema femminile – all’interno dell’archivio di milioni di foto del National Geographic.

La mostra Women al Franciacorta Village, foto Andrea Tortelli (BsNews.it)

“La mostra, che in modo diffuso veste un’ampia porzione del Franciacorta Village con ben sei sezioni tematizzate, è stata organizzata dal centro in collaborazione con National Geographic Italia e sta riscuotendo un ottimo successo di pubblico, con una media di oltre mille visitatori alla settimana”, ha sottolineato Francesca Monteleone, center manager del Franciacorta Village, “Anche i quattro incontri a tema fotografico organizzati nei sabati di maggio con il fotoclub Gruppo Iseo Immagine hanno esaurito i posti a disposizione delle lezioni in breve tempo e ciò ci rafforza nell’obiettivo dichiarato di essere una meta di shopping unica e qualificata: un luogo dedicato allo shopping in grado di essere percepito come promotore di cultura e svago per tutti”. Monteleone, inoltre, ha sottolineato come l’evento si inserisca nel filone di iniziative avviato a marzo, che si è aperto con una tre- giorni di prevenzione del tumore al seno a cui hanno preso parte oltre 200 donne.

Quindi, a prendere la parola, è stata la sindaca di Rodengo Saiano Rosa Vitale (tra i presenti anche i delegati di Confcommercio e Confesercenti). “Ringrazio il Village”, ha detto Vitale, “per il valore culturale di questa iniziativa, che mette al centro le donne e che mi ha intrigato molto sin dal titolo, legato al fatto che il mondo può cambiare davvero grazie al contributo femminile”.

A seguire un illuminato dialogo tra Pinna e Daddabbo sul ruolo della fotografia di reportage oggi. “Una delle differenze principali tra un fotografo amatore e un professionista è la capacità di raccontare una storia attraverso le immagine”, ha ricordato Pinna, “un’impresa che – come ricordò qualcuno – è un po’ come ‘suonare il pianoforte con i guantoni da boxe’. Ma”, ha aggiunto, “la debolezza dell’instantanea è anche la sua forza, perché una singola foto può rimanere nella memoria più di un film”.

Daddabbo, quindi, ha sottolineato che “non esistono una fotografia maschile e una fotografia femminile, ma l’essere donna può rappresentare – a seconda delle circostanze – uno svantaggio oppure un vantaggio, come mi è capitato nel momento in cui ho voluto raccontare la difficile vita delle giovanissime allieve dell’Accademia militare della Nunziatella”. La fotografa, ancora, ha spiegato come costruisce i suoi reportage: “Difficilmente lavoro a braccio”, ha detto, “di solito penso a un tema, studio e vedo cosa esiste già, solo poi vado a scattare, anche se molto spesso, alla prova dei fatti, ciò che avevo immaginato rimane un ricordo”. E ancora Daddabbo ha evidenziato che “uno degli elementi essenziali è che la macchina fotografica deve essere rivolta verso l’esterno, non verso se stessi: una delle abilità del fotografo è entrare in intimità con i soggetti ritratti”. “Il contrario della fotografia di oggi”, ha aggiunto Pinna, “in cui – con il selfie – l’obiettivo è sempre rivolto verso se stessi”.

Il reportage, però, è ben lontano dalla sua epoca d’oro (quella dagli anni Trenta ai Settanta, in cui la sola edizione Usa del National Geographic vendeva 20 milioni di copie). Oggi la tecnologia corre, i budget sono calati sensibilmente e la concorrenza aumenta ogni giorno che passa. La differenza – come sottolineato da Daddabbo e Pinna – la fanno le idee. Ma nonostante questo quello del fotografo di reportage rimane ancora un lavoro molto più aderente al giornalista che all’artista, perché quest’ultimo “non ha regole”, mente il primo “le ha e non può rivolgere lo sguardo a se stesso, ma deve raccontare la storia com’è per non ingannare il pubblico”.

 


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