🔴 Brescia, Confartigianato: preoccupa l’export, 2021 anno decisivo per chiusure e lavoro

Nell'anno appena chiuso il Pil lombardo è calato del 9,4 per cento (9,6 per cento in Italia): un crollo “storico”. Mentre nel 2018 era cresciuto dell’1,7 per cento e nel 2019 dello 0,7%

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La sede di Confartigianato a Brescia
La sede di Confartigianato a Brescia

I dati dell’economia bresciana, secondo attese, sono preoccupanti. Le imprese si sono fermate, pur se senza tracolli di sistema. Ma il vero banco di prova, sul fronte delle chiusure e delle assunzioni, sarà il 2021.

E’ quanto emerge in estrema sintesi dall’indagine del centro studi di Confartigianato presentata oggi, durante una conferenza stampa a cui erano presenti il numero uno Eugenio Massetti, i due vice (Bruno Bettinsoli e Pierangelo Landi), Alfredo Grassi (Cooperativa artigiana di Garanzia) e il segretario Carlo Piccinato.

I dati del 2020, secondo quanto emerge, sono certamente preoccupanti. Nell’anno appena chiuso il Pil lombardo è calato del 9,4 per cento (9,6 per cento in Italia): un crollo “storico”. Mentre nel 2018 era cresciuto dell’1,7 per cento e nel 2019 dello 0,7%. Per il 2021, poi, è prevista una ripresa del 5,3 per cento: poco più della metà di quanto perso i 12 mesi.

In questo contesto, nel Bresciano, le piccole imprese (con meno di 50 dipendenti) sono quelle che più hanno visto ridurre i fatturati, ma anche quelle che – vista la grande flessibilità e i costi fissi ridotti – più delle altre prevedono una ripresa “accettabile” già nei prossimi mesi. Non a caso le attività artigiane hanno avuto una percentuale di cessazioni che è quasi la metà di quella media (ma il saldo complessivo, fra aperture e chiusure, è sostanzialmente pari).

Sul fronte del lavoro la pandemia ha imposto alle imprese artigiane della leonessa – nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 – 21mila assunzioni in meno, di cui 13mila nel settore Commercio e servizi (meno 15%) e 8mila nel Manifatturiero esteso (meno 22%). Ad essere penalizzate, poi, sono state soprattutto le forme contrattuali dell’apprendistato (meno 2mila, calo del 31%), del tempo determinato (9mila posti persi, meno 10 per cento) e l’indeterminato (6mila, 18 per cento). Il livello totale degli assunti, va precisato, è rimasto sostanzialmente stabile. Ma, come evidenziato da Massetti e Piccinato, i veri effetti della pandemia e della crisi economica sull’occupazione si vedranno soltanto quando finirà il blocco dei licenziamenti imposto dal Governo.

A preoccupare è anche l’andamento dell’export bresciano, calato del 14 per cento. Con un meno 52 per cento del settore legno e prodotti derivati (arredamento escluso) e un meno 32 per cento per la stampa. Ma non va meglio sul lato degli incassi (le imprese oggetto di studio dichiarano di considerare il 32,4 per cento della quota entrate come “di difficile reperimento”). E sul credito alle imprese non c’è stato lo scatto atteso: a novembre 2020, infatti, i prestiti alle imprese bresciane sono aumentati del 5,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019 (uno dei dati più bassi tra le province lombarde).

In questo contesto a resistere, ovviamente, sono state soprattutto le imprese più digitalizzate. E non è un caso che, nell’ultimo anno, oltre un’azienda bresciana su dieci abbia deciso di investire in questo campo e in particolare nell’ecommerce, che comunque registra una tendenza di forte crescita da anni.

La percentuale delle imprese bresciane che effettuano vendite on line, fonte Confartigianato

IL COMMENTO DI EUGENIO MASSETTI

“L’anno scorso – ha sottolineato Massetti – è accaduto qualcosa che ci ha stravolto e ‘asfaltato’ tutti. I dati decessi, anche quelli attuali, sono apocalittici. Il virus ha cambiato la vita delle persone, ma anche l’approccio al lavoro delle imprese. Fino a ieri lo strumento migliore per promuovere prodotti erano le fiere, penso ad esempio a quelle di Orzinuovi e Bienno. La chiusura di questi eventi ha certamente impoverito il territorio, anche se molti hanno investito con prodotto sul digitale. Ma molte imprese non hanno commesse e il blocco dei licenziamenti le ha messe in difficoltà, costringendole a mantenere i dipendenti senza però avere lavoro da affidare loro. Per fortuna a distanza di un anno abbiamo già i vaccini, nonostante le fantasiose teorie dei NoVax. Spero che i governi continuino a investire in ricerca. Noi lo stiamo facendo”.

 

Ultimo aggiornamento il 4 Aprile 2024 23:33

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