I giocatori italiani? Troppo svogliati. A dirlo è un’intervista rilasciata dall’allenatore del Basket Brescia Vincenzo Esposito al quotidiano nazionale La Repubblica, parole che fanno discutere perché il coach accusa sostanzialmente i giocatori italiani di aver “meno voglia di emergere rispetto agli altri” a causa delle regole che “tendono a far sedere i giocatori”.
Con una nota inviata dopo la vittoria con Reggio Emilia, oltretutto, la società bresciana parla di titolo “assolutamente fuorviante” (‘Nel basket gli italiani sono svogliati e in crisi, tanto le regole li proteggono’) e cita a smentita il passaggio dell’intervista in cui Esposito parla dell’argomento, che riportiamo qui sotto. A noi – che per facilitare la lettura abbiamo grassettato alcuni passaggi – il titolo di Repubblica pare sintetizzare piuttosto fedelmente le dichiarazioni di Esposito (virgolette a parte). Ma giudicate voi…
IL COMUNICATO STAMPA DEL BASKET BRESCIA
In relazione all’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano ‘La Repubblica’, (a pag. 45, a firma di Nicola Apicella) contenente un’intervista esclusiva all’allenatore Vincenzo Esposito, Germani Basket Brescia intende precisare che il titolo dell’articolo (‘Nel basket gli italiani sono svogliati e in crisi, tanto le regole li proteggono’) è assolutamente fuorviante rispetto al contenuto dell’intervista e alle parole che l’allenatore ha rilasciato.
Al fine di una maggiore precisione, si riporta di seguito l’estratto dell’intervista dal quale è possibile capire con esattezza il pensiero del coach della Germani e ciò che lo stesso abbia detto all’intervistatore.
D – Brescia è la squadra che fa giocare di più gli italiani
R – “Ma con questo regolamento gli italiani si sentono protetti e hanno meno voglia di emergere degli altri. Oggi il giocatore italiano se perde il posto di lavoro a Brescia lo trova subito a Cremona, se lo perde a Cremona lo trova a Bologna o a Sassari. I regolamenti attuali secondo me tendono a far sedere i giocatori e lo dice uno che crede negli italiani con i fatti e non con le parole”.