
“Solo disegnando ritrovo la mia libertà”

di Enrica Recalcati – La mostra è nata grazie all’impegno dell’associazione Mirada e al web Magazine Kedistan. Promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei, che l’ha inaugurata all’apertura del Festival della Pace, insieme a numerosi e stimolanti incontri, eventi, progetti sul significato dei vecchi e dei nuovi muri che dividono la famiglia umana.
Il Museo di Santa Giulia, fino al 6 gennaio, sarà coraggioso contenitore di una testimonianza di forte resilienza e di grande passione per la vita, grazie all’artista e giornalista curda Zehra Doğan. La mostra, curata da Elettra Stamboulis, costituisce la prima mondiale dedicata alle opere figurative della fondatrice dell’agenzia giornalistica femminista curda “Jinha”. Tra i primi visitatori il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, al quale è stato proposto di portare l’esposizione a Bruxelles. Una vicenda personale drammatica e complessa porta la giornalista in carcere con l’accusa di terrorismo. Sconta 2 anni, 9 mesi e 22 giorni per due episodi: aver pubblicato la lettera di Elif Akbog, una bambina curda di dieci anni, che racconta l’assedio turco a Nusaybin e per aver disegnato e pubblicato su Twitter le macerie di Nusaybin con i blindati di Erdogan trasformati in scorpioni, simboli di morte. Imprigionata a Mardin, Diyarbakir e Tarso lavora con accanimento e passione per produrre opere che lascino un’impronta indelebile dei soprusi nei confronti delle donne, in un Paese dove la democrazia è sempre più utopia lontana.
La giovane Zehra, classe 1989, riesce a coinvolgere nel suo progetto e stimolare altre detenute, che diventano co-autrici. Non è facile produrre arte in un carcere turco senza tele e pennelli, ma l’artista dimostra una creatività eccezionale. Vengono utilizzati materiali e supporti di ogni tipo: giornali, carta igienica, brandelli di tessuto, escrementi di piccione, resti di cibo, capelli, sangue mestruale. L’allestimento della mostra è curato in ogni dettaglio. Sono state riprodotte, attraverso scelte cromatiche e ambienti minimali, le atmosfere cupe e claustrofobiche della prigionia. Zehra Doğan.è un’artista vera, per l’alta qualità del suo linguaggio e della sua poetica. Opere inedite, immagini forti, legate all’interesse per il corpo femminile e per la dimensione onirica, dove il sogno diventa baluardo di libertà. Inquietanti, ma pregnanti di tenerezza e poetica. Il percorso espositivo si apre con i lavori dedicati alle macchie, spruzzi quasi casuali, che rappresentano simbolicamente il doloroso dramma umano. “Giorni di sangue”, opere realizzate con sangue mestruale, di grande forza evocativa e “Un giorno al mare” dalla omonima poesia di HyKmet.
Successivamente il corpo della donna rappresentato fra realtà e sogno come metafora struggente di dolore. Poi la solidarietà, disegnata nelle figure femminili, abbracci e carezze, per ricordare l’importanza della vicinanza e della condivisione nella battaglia per l’emancipazione. Il percorso si conclude con i lavori realizzati dopo l’esperienza del carcere, per ribadire l’intento di Zehra di non fermarsi, ma proseguire alzando la voce, usando l’arte come strumento di libertà.
LA SCHEDA
Zehra Doğan. Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche.
Museo di Santa Giulia
dal 16 novembre al 6 gennaio
dal martedì al venerdì dalle ore 9 alle 17
sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 18
ingresso gratuito fino al 30 novembre in occasione del Festival della Pace
successivamente ingresso 5 euro
ogni giovedì ore 16 e domenica ore 10,30 visita guidata
al sabato laboratori per adulti e famiglie
il 23 novembre alle ore 16 l’artista sarà presente in mostra
info e prenotazioni 030 2977833 – 834
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