Brescia 2030? Se ne parla martedì 30 con Belli, Benevolo e Bettinelli
Come sarà la Brescia del 2030? Come vorreste che fosse? A queste domande si cercherà di dare una risposta martedì 30 maggio – dalle 18 – allo showroom 39Vantini Old Style (in via Vantini numero 39, a pochi metri dalla sede di BsNews) con un dibattito promosso in collaborazione con l’associazione Educare Futuro e l’associazione BresciaCittà Grande di Sandro Belli.
Nell’occasione, dopo i saluti di Alberto Cella (39Vantini), prenderà la parola Alessandro Belli, imprenditore e membro del comitato dei saggi di Palazzo Loggia. Con lui – che farà anche il moderatore della serata – discuteranno dell’argomento l’urbanista Alessandro Benevolo e la presidente di Italia Nostra (sezione di Brescia) Rossana Bettinelli. Successivamente – prima del buffet – si apriranno gli interventi del pubblico (selezionato, visto che il numero dei posti è limitato) e di alcuni esperti di settore e artisti per affrontare l’argomento del confronto da punti di vista diversi.
Tema della città sarà appunto “BresciaCittà grande 2030 / il futuro tra sogno e progetto”. Con una precisazione: il dibattito non cercherà di indovinare il futuro, non si parlerà tanto – o soltanto – di come sarà Brescia tra 10-20 anni, ma si tenterà di definire un progetto concreto (le proposte verranno raccolte in un fascicolo) per la città del domani, provando a cambiare il corso “naturale” delle cose.
I TEMI DELLA SERATA
La serata prende le mosse dal dibattito avviato da Belli intorno al tema Bresciacittagrande 2030, che ha chiamato pubblicamente a raccolta il meglio della società bresciana – indipendentemente dalla collocazione politica – per mettere in campo idee, proposte, prospettive per il futuro della citta?. Lo spirito è quello di pensare liberamente e senza condizionamenti, con un orizzonte temporale preciso. “Un esempio – scrive Belli in una nota esplicativa – se parliamo di lotta allinquinamento, dovremo escludere il problema auto Euro 3, Euro 4 e via dicendo: probabilmente nel 2030 circoleranno solo auto elettriche o ad inquinamento zero”. “Ragionare della città di Brescia con davanti un orizzonte medio/lungo significa riflettere su una strategia. Su quali asset futuri puntare e sui percorsi necessari a garantire il loro raggiungimento.”, aggiunge Benevolo raccogliendo la sollecitazione di Belli. E precisando che “la domanda giusta da porsi in via preliminare è: cosa rende o potrebbe rendere speciale la città?.
IL RAGIONAMENTO DI BENEVOLO
Per muoversi. Può diventare la prima città italiana di medie dimensioni, sulla scorta di analoghe esperienze condotte in altre città europee del medesimo rango a puntare decisamente verso una drastica riduzione del traffico veicolare. Offrendo certamente altre forme più sostenibili di mobilità, ma riducendo gli spazi a disposizione per il traffico veicolare privato.
Per lavorare. Orientando il recupero dei tanti contenitori produttivi dismessi (e in particolare di quelli diffusi non appartenenti da un comparto industriale chiaramente individuato) verso spazi di lavoro di nuova concezione. Minuti, poco impattanti, di uso anche collettivo, ristabilendo il principio in base al quale la città si è così potenziata nel secolo scorso: offrendo vicinanza tra luogo di residenza e luogo di lavoro.
Per il tempo libero. Rivedendo linsieme delle aree verdi e a parco della città in forma di sistema e non più come un complesso significativo dal punto di vista dimensionale (Brescia ha, per chi non lo sapesse, la maggior quantità di aree urbane verdi e a parco in ragione dei suoi abitanti nel panorama della città italiane). Ma queste aree si assomigliano tutte mentre potrebbero meglio servire la città (fare sistema) se differenziate: quelle specializzate per il gioco dei bambini, per i rollers, per le persone anziane, per lo sport, per la lettura, per lascolto della musica, ecc. e se meglio collegate (in una rete di percorsi ciclo-pedonali) con le limitrofe aree collinari.
LE DOMANDE APERTE DI SANDRO BELLI
Sandro Belli, raccogliendo le suggestioni di Benevolo, ha deciso di partire nel ragionamento da alcune domande, che pubblichiamo on line. Da queste partirà il dibattito del 30 maggio, ma altri quesiti possono essere inviati a [email protected]
- L’intera area urbana è preferibile che sia composta di zone con funzioni differenti in modo da definire un identità prevalente (non assoluta ed esclusiva) di ogni zona, oppure è opportuno che appaia tutta omogenea?
- La città che cresce sarà opportuno che tenga conto della rilevanza della sua periferia che potrà o dovrà suddividersi in centri autonomi, ciascuno con propria identità e fisionomia? Una gestione decentralizzata nascerà in parallelo?
- La presenza del lavoro non dovrà essere più in aree decentrate e dedicate, ma dovrà mischiarsi più possibilmente al resto del tessuto urbano. L’artigianato affiancato al settore commerciale e in parte residenziale, la presenza di case-bottega, e le zone uffici aperte e non isolate, inserite in parchi e in una rete di piste ciclabili e di collegamenti sopra e sotto terra.
- Come si svilupperà l’intreccio tra boschi e giardini orizzontali e verticali?