La questione è emersa nel recente appuntamento organizzato dallo European Internet Forum al quale Rainisio ha partecipato e che ha raccolto tutte le principali aziende IT, dal settore editoria (Sky, Guardian) a quello del commercio elettronico e non (ebay, Apple), dello streaming (Netflix, Amazon), oltre le principali compagnie telefoniche europee, la BEUC la principale associazione europea dei consumatori europei, decine di parlamentari e lobbysti (nel senso di americano del termine). Allordine del giorno la riforma europea per il mondo del web. «Una risoluzione che dovrebbe essere approvata entro la fine del 2017 e che andrà a ridisegnare le regole del mercato europeo in materia di e-commerce, diritto dautore e responsabilità di provider e gestori telefonici sulle azioni dei propri utenti/clienti», spiega il vicepresidente di ANSO.
Dal punto di vista del mondo delleditoria, larticolo 11 della risoluzione, che una volta approvata dovrà essere applicata in tutti gli stati membri, ha il lodevole scopo di voler proteggere e valorizzare notizie e contenuti foto e video prodotte dalle testate presenti nel panorama europeo dal saccheggio che quotidianamente si verifica da parte di aggregatori e siti dediti al copia-incolla. «Per far questo però viene prevista lintroduzione dellAncillary Copyright o neighbouring rights che obbligherà chi condivide/linka/riproduce anche in forma parziale il contenuto a remunerare chi lo ha prodotto», precisa Rainisio. «Lintroduzione di questi diritti piace molto ai grandi editori, ma finirà per danneggiare lintero ecosistema della piccola editoria digitale in Italia e in Europa». Del resto, aggiunge, «dove una legge simile è in vigore – vedi Germania e Spagna -, i risultati hanno portato al fallimento di centinaia di start up editoriali. Addirittura, per comè scritta oggi, la norma potrebbe imporre una vera e propria tassa sul link, anche a quelli condivisi su twitter. Ladozione di questo sistema obbligherebbe quindi i piccoli editori di tutta Europa a dover rinunciare al traffico proveniente da servizi come Google news o Facebook, aprendo così la strada ad una tassazione sui link presenti nei motori di ricerca. Ovviamente le aziende, come fatto in Spagna dove si è giunti alla chiusura del servizio di Google news, piuttosto che pagare vieteranno la condivisione di articoli danneggiando così i piccoli editori che perderanno unautentica linfa vitale, mentre i grandi potranno da un lato guadagnare per i link, godere di una minore concorrenza e quindi di un aumento del traffico a discapito dei piccoli editori che invece, in molti casi, saranno costretti a spegnere i server».
Di questo argomento, come spesso accade per tutto quello che riguarda liter legislativo del Parlamento Europeo, si parla poco. Il testo al momento è in Commissione e probabilmente approderà in Parlamento europeo solamente dopo lestate per la votazione definitiva. «È quindi importante che i nostri eurodeputati si muovano fin da subito per difendere un patrimonio editoriale fatto di tante piccole realtà che quotidianamente raccontano online un dato territorio», è lappello del presidente di ANSO Marco Giovannelli. «Sono voci che con questa riforma rischiano di scomparire, impoverendo il mondo dellinformazione e impoverendo un territorio».