Bigio in piazza Vittoria, Bragaglio (Pd): “Soprintendenza rispetti la contrarietà del sindaco”

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La ricollocazione o meno del Bigio in piazza Vittoria rimane ancora un punto interrogativo, sul quale però non mancano le polemiche. L’opera del Dazzi, intitolata “L’ Era Fascista”, era posizionata nella centrale piazza cittadina, poi successivamente rimossa.

Intanto proseguono i lavori di sistemazione di piazza Vittoria, che dovrebbero concludersi entro Natale, ma non si placano certo le polemiche. Dopo le dichiarazioni del Soprintendente Fasser sulla possibilità di ricollocare il Bigio in piazza, è intervenuto l’ex consigliere comunale del Pd Claudio Bragaglio di cui pubblichiamo l’intervento integralmente:

“esprimo la mia sorpresa per alcune dichiarazioni del Soprintendente arch. Fasser sul Bigio in piazza Vittoria. Non so se con forzature di stampa o meno, ma di certo i giudizi riportati non mi son parsi ispirati ad un corretto rapporto interistituzionale.

Evito di ritornare sulla diatriba, che ritenevo ormai anacronistica. Ricordo soltanto che, la pur apprezzata decisione dell’on.Paroli di sospendere prima delle elezioni (su richiesta delle Associazioni partigiane, e non solo) il posizionamento della statua non ha fatto venir meno il sentimento civico di contrarietà. Oltretutto, espresso anche dalle forze politiche che hanno poi vinto le elezioni. “Dettaglio” che il Soprintendente neppure considera.

La contrarietà, ribadita con chiarezza dal sindaco Del Bono, rimane inaggirabile, anche sotto il profilo amministrativo. Auspicabile farsene una ragione per ricercare nuove e condivise soluzioni.

Il Soprintendente ribadisce una propria diversa valutazione. Legittima, è ovvio. Ma si spinge anche oltre il suo ruolo, nel campo dell’opinabilità.

Sorpreso, da parte mia, nel rilevare (sempre sulla stampa) che la Soprintendenza non avrebbe addirittura consentito la riqualificazione di piazza Vittoria, con relative uscite per metrò e parcheggio, in assenza del Bigio in piazza. Sorpreso, nel leggere che la sola Soprintendenza potrebbe impedire una qualsiasi soluzione alternativa. Sorpreso, che sia il Soprintendente a ventilare al Sindaco (senza il Bigio in piazza) il rischio d’un danno erariale presso la Corte dei Conti.

In quanto, poi, al valore d’un accordo da rispettare (quello con la Giunta Paroli) vengon dette parole d’encomiabile buon senso. Ma si dà il caso che spesso i cittadini con il loro voto esprimano proprio la volontà di cambiare vecchi accordi per poterne stipulare di nuovi. Come più volte è avvenuto e come l’arch. Fasser ben sa.

A maggior ragione considerando anche i valori economici in campo. E come risulta anche dalla Delibera di Giunta (3.8.12) che approva il progetto esecutivo per opere complementari e Piazza Vittoria, predisposto da Brescia Mobilità. Dove, per il Bigio, erano previsti 150 mila euro, su un ammontare complessivo di circa 5,5 milioni di euro.

Altrimenti le Giunte che si cambiano a fare? Per esigere dal centro sinistra il Bigio dell’Era fascista, il parcheggio sotto il Castello, la sede unica del Comune, il tritolo sotto la Tintoretto o per tenerci il PGT così com’è?

Anche sulla “acribia filologica” ci sarebbe qualcosa da dire. Per quanto siano varie le opinioni sull’operazione del Piacentini, mentre per palazzi e piazza della Vittoria (si vedano gli studi dell’arch. Robecchi) è ravvisabile la “filologia” d’una rappresentazione storica della città (Torrione, Poste, Portici, Arengo…), su quella statua in marmo (di Carrara!), poco nulla di tutto ciò. Prima s’immaginava persino un gruppo bronzeo e successivamente (in concorrenza col Bigio stesso) anche una statua di Tito Speri. In realtà per la scelta di quella statua ha pesato principalmente il valore di “manifesto politico” che Mussolini le ha poi assegnato con il suo nome: Era fascista.

Una statua “di regime” che avrebbe potuto venir messa in qualsiasi città. O posto. Senza alcuna crisi d’identità cittadina. Neppure – ritengo – per la stessa piacentiniana piazza Vittoria.

Quindi il Bigio – “statua vagante” – può risparmiarsi di ritornare dove il sindaco Ghislandi l’ha definitivamente allontanato e ritagliarsi, finito il restauro, un adeguato spazio – come già proposto dal professor Terraroli – in un ambito museale cittadino”.

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1 COMMENT

  1. Ridiamo alla cittá un simbolo della storia non della politica Braga…. Fate un atto di coraggio o se avete le palle demolite tt ciò che è stato costruito da quella corrente… Discutete un po meno dei simboli e un po di più dei fatti…. Fate giocare i bambini nei prati e nn sull asfalto…. O nn lo fate xchè immaginate che se ci fosse stato Lui lo avrebbe giá fatto??

  2. Quando Bragaglio fa lo stratega. o anche solo il tattico, non ne indovina una ma quando sta sul problema concreto argomenta con puntigliosa precisione. Qui ha colto l’aspetto più grave della questione: l’invadenza boriosa del Sopraintendente che intende imporre alla città la sua personale scelta. E’ un fenomeno che si verifica a vari livelli quello del burocrate che vuole sostituire il politico (anche perchè il politico è spesso troppo assente).

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