Venti detenuti bresciani a lezione di primo soccorso

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Venti detenuti nel carcere di Canton Mombello seguiranno, a partire dal 19 giugno, un corso di 64 ore per volontari di primo soccorso (conoscenza di base dell’anatomia, procedure di base del 118, utilizzo dei presidi di base).  Il corso, che si svolgerà con cadenza di due ore per due volte alla settimana, tenuto da insegnanti volontari di AiFos service – Protezione civile e che si concluderà con un esame il 9 ottobre, è stato presentato giovedì sera, alla Cà Nöa, dall’avvocato Flaminio Valseriati, dal Garante dei diritti dei detenuti, dottor Emilio Quaranta, da Silvana Bresciani (docente) e dal presidente di AiFos Service – Protezione civile, dottor Francesco Naviglio. Presenti l’assessore del Comune di Brescia, Claudia Taurisano e il presidente del Consiglio Comunale, Simona Bordonali (il Garante è espressione del Comune), i relatori hanno evidenziato come il corso si inserisca nel Progetto Papillon, che ha l’obiettivo di ridurre le difficoltà che oggi si riscontrano nel reperimento delle competenze di primo soccorso ed è sintomo, da parte delle istituzioni locali, di una particolare sensibilità nei confronti dei detenuti, i quali, se ben indirizzati e controllati, potranno reinserirsi a pieno titolo e dignitosamente nella società attraverso l’apprendimento di una professione che tutti i giorni porta al contatto con la sofferenza e che può essere di insegnamento per queste persone.

L’azione del Progetto Papillon (sostenuta dai Lions Capitolium, Sebino, Cidneo, dalla Fondazione Comunità Bresciana, da AiFos, da AiFos service, da Aerec e dall’Ordine di Malta) si esplica in un quadro drammatico, con le carceri bresciane che scoppiano (200 posti letto e 550 detenuti, la maggior parte dei quali in attesa di giudizio, con celle di 25 metri quadrati che ospitano fino a 18 detenuti). Il Comune di Brescia ha sostenuto una trentina di progetti per alleggerire le condizioni carcerarie e ha inserito nel Pgt l’area per un nuovo carcere, ma, come ha detto il dottor Emilio Quaranta, ora siamo in una situazione di inciviltà, oggetto, peraltro, di una class action (con già oltre 500 aderenti) che chiamerà il Governo italiano a rispondere davanti alla Corte europea dei diritti dell’Uomo per maltrattamenti che rasentano il limite della tortura psicologica e della mancanza di spazio vitale. "Brescia civile – ha sottolineato il dottor Emilio Quaranta – non merita questa situazione". E Brescia civile si è fatta sentire, durante la presentazione del progetto, anche con le associazioni di volontari (come il Volca), che operano da anni sul territorio. Come al solito, la società civile risponde mentre lo Stato è assente, latitante, autoassolutorio, irrimediabilmente burocratico, mentre pretende dai cittadini il rispetto rigoroso della legge. Nel carcere di Canton Mombello non esistono le condizioni minime di sicurezza previste dalla legge e un evento sismico, un incendio, una calamità potrebbero dar luogo ad un massacro".

Il presidente Francesco Naviglio, a conclusione della presentazione del corso, ha pertanto annunciato altre azioni formative e la disponibilità di AiFos service a valutare i rischi del carcere relativi alla sicurezza e ad approntare progetti di intervento.

 

 

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