Le migliori metodologie di recitazione: confronto e dove impararle

Recitare è un’arte con le sue proprie regole da rispettare per riuscire al meglio. Dietro interpretazioni famose di attori famosi vi sono altrettanto famose metodologie di recitazione elaborate da grandi maestri per permettere agli attori di portare in scena, sul palco o sul set cinematografico o televisivo, personaggi credibili e interpretazioni realistiche e convincenti.

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Teatro, foto generica da Pixabay

Recitare è un’arte con le sue proprie regole da rispettare per riuscire al meglio. Dietro interpretazioni famose di attori famosi vi sono altrettanto famose metodologie di recitazione elaborate da grandi maestri per permettere agli attori di portare in scena, sul palco o sul set cinematografico o televisivo, personaggi credibili e interpretazioni realistiche e convincenti.

In questo articolo vedremo quali sono le metodologie di recitazione più famose e dov’è possibile impararle nella teoria e nella pratica.

Cosa sono le metodologie di recitazione

Il mondo della recitazione si articola in metodologie e strumenti che attori e attrici imparano – in genere in corsi di recitazione di alto livello per un’alta formazione – e utilizzano per dare vita ai loro personaggi in modo convincente e profondo.

Le metodologie di recitazione sono molto più che tecniche di recitazione: si tratta di approcci globali che definiscono la visione e l’atteggiamento con cui un attore si immerge nel processo creativo per dare vita al suo personaggio. Questi metodi offrono una struttura concettuale che guida gli attori nell’esplorazione del personaggio, nella comprensione delle sue motivazioni e nell’espressione delle sue emozioni in modo autentico.

Migliori metodologie di recitazione a confronto

Tra le metodologie più famose andremo ad esplorare il metodo Stanislavskij, il metodo Lee Strasberg, il metodo Stella Adler, il metodo Meisner, il metodo di Michael Chekhov e il metodo Uta Hagen.

Il metodo Stanislavskij

Il metodo Stanislavskij prende il nome dal suo ideatore, il russo Konstantin Stanislavskij. Nato agli inizi del Novecento come metodo di recitazione innovativo con lo scopo di porre fine a recitazioni stereotipate e forzate, visibilmente finte, e di sostituirle con interpretazioni naturali e credibili, oggi è uno dei più influenti approcci alla recitazione teatrale. Si incoraggiano gli attori a sperimentare l'”azione fisica”, lì dove le emozioni dovrebbero emergere direttamente dalle proprie azioni e dalle situazioni specifiche, anziché essere imposte dall’esterno.

Per valorizzare la semplicità e autenticità espressiva dell’interpretazioni questo metodo richiede all’attore:

  • una profonda analisi psicologica del personaggio, unita a una ricerca accurata di punti di contatto tra l’universo emotivo dell’attore e quello del personaggio che deve interpretare.
  • il ricorso alla sua “memoria emotiva” per attingere dalle sue esperienze personali per rendere più realistico il loro personaggio.
  • l’immedesimazione come pilastro centrale del processo creativo dell’attore, mirando a un’autentica manifestazione delle emozioni del personaggio tramite un processo di interiorizzazione e personale elaborazione emotiva.

Il metodo Lee Strasberg

Il metodo Lee Strasberg è stato sviluppato da Lee Strasberg come derivazione diretta del metodo Stanislavskij. L’enfasi è posta sul ricorso alla “memoria emotiva”:

  • l’attore deve fare un grande lavoro di analisi interiore delle sue esperienze emotive per poter dare vita a un personaggio realistico e vero
  • all’attore è anche richiesto un grande lavoro di immersione nel personaggio mantenendone alcune caratteristiche anche fuori dalla scena per riuscire ad immedesimarsi con lui e renderlo quando più credibile possibile.

Il metodo Stella Adler

Il metodo Stella Adler prende il nome da Stella Adler, una studentessa di Stanislavskij che aveva una veduta differente dal suo maestro. E infatti il metodo Adler è un approccio differente sia dal metodo Stanislavskij sia dal metodo Strasberg, ponendo il suo focus sulla società e sulla storia, oltre che sull’emozione individuale.

Alla base di questo approccio vi è l’idea che all’attore non basta la sola memoria emotiva per creare un personaggio ricco e tridimensionale. A questa va affiancata la profonda comprensione del contesto più ampio del personaggio, incluso il background storico e sociale.

Il metodo Meisner

Il metodo Meisner è stato ideato da Sanford Meisner ed è un approccio che si scosta dai precedenti per il suo focus sulla reattività e l’interazione tra gli attori invece che sulle emozioni personali e sul contesto dei personaggi in scena.

Secondo questo approccio la naturalezza e realisticità dei personaggi interpretati dagli attori viene fuori dalla loro capacità di rispondere con reazioni naturali alle azioni degli altri personaggi in scena, che a sua volta richiede la capacità degli attori di essere sempre presenti nel momento e di saper reagire con frasi e atteggiamenti spontanei non necessariamente inquadrati in un copione rigido. Questo diventa possibile attraverso la ripetizione di frasi che aiutano gli attori proprio a stimolare reazioni spontanee e autentiche e allo stesso tempo ad essere sempre presenti nel momento.

Il metodo di Michael Chekhov

Il metodo di Michael Chekhov è stato sviluppato dall’attore e regista russo Michael Chekhov ed è rinomato per il suo approccio sia creativo sia fisico in quanto si focalizza sull’impiego dell’immaginazione e sulla trasformazione corporea: esso esorta gli attori a fare affidamento sulla “psicologia dei movimenti” e sulla “creazione di immagini” (attraverso la sperimentazione di diverse caratteristiche fisiche e psicologiche) per approfondire la conoscenza del personaggio che devono interpretare e scoprirne l’essenza vera. Per questo risulta una metodologia di recitazione particolarmente efficace nell’interpretazione di ruoli che richiedono una forte intensità emotiva o una notevole prestanza fisica.

Il metodo Uta Hagen

Il metodo Uta Hagen è stato elaborato da Uta Hagen, attrice e insegnante. Il metodo si concentra su interpretazioni autentiche e realistiche attraverso l’uso di “oggetti di sostituzione” e di “memorie sensoriali”.

In pratica il suo scopo è quello di aiutare gli attori a stabilire legami più intensi e veritieri con i personaggi interpretati, facendo leva su oggetti e ricordi personali capaci di scatenare specifiche reazioni emotive.

Poiché sono oggetti e memorie ad essi legati ad aiutarli in una performance realistica, gli attori devono vivere il “momento per momento” sulla scena, essere completamente immersi e reattivi alle situazioni vissute dai loro personaggi.

Metodologie di recitazione e dove apprenderle

Grandi attori hanno fatto ricorso all’una o all’altra metodologia di recitazione per personaggi diversi e in uno stesso film attori diversi hanno adottato l’una o l’altra a seconda della necessità. Ad esempio tra i famosi attori che hanno fatto ricorso sia al metodo Stanislavskij sia allo Uta Hagen ritroviamo il famoso Al Pacino, mentre sia il metodo Lee Strasberg sia il metodo Meisner sono visibili nel famosissimo film “Il Laureato”.

Chi vuole diventare un attore professionista deve quindi conoscere non solo in teoria ma anche con esperienza pratica le varie metodologie per essere in grado di interpretare qualsiasi tipo di personaggio ed essere un attore versatile con maggiori possibilità di lavoro.

Un corso di recitazione di alta qualità e alto livello di formazione, con docenti professionisti del settore e tante opportunità di fare esperienza sul campo con loro, è il luogo ideale per imparare ognuna di queste tecniche e iniziare a diventare un attore completo.

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