Uno studente su tre delle scuole superiori (31,88%) afferma di aver utilizzato medicinali o sostanze per combattere l’ansia. Le cause sono da imputare a scarsa autostima, problemi famigliari e problemi sentimentali. A far emergere il dato è una ricerca promossa da Cisl Scuola Brescia, condotta da BiblioLavoro, il centro studi di CISL Lombardia, in occasione del convegno “Io sto bene, ok, però a volte…” tenutosi oggi a Brescia e inserito nel ciclo di incontri “Fare bere fare sostenibile” promosso dalla Camera di Commercio.
“La partecipazione a questo progetto – commenta Luisa Treccani, che oltre ad essere alla guida della Federazione provinciale fa anche parte della Segreteria regionale di Cisl Scuola – ci dà l’opportunità di portare nel dibattito la nostra esperienza. Non ci limitiamo infatti a rappresentare chi lavora nel mondo della scuola, ma siamo da sempre vicini agli studenti, ai quali dedichiamo progetti di formazione e di orientamento al lavoro”.
Al questionario della ricerca hanno risposto 152 ragazzi delle scuole superiori che hanno preso parte all’iniziativa della Camera di Commercio: l’età media degli intervistati è di 16,6 anni, in prevalenza ragazze (71,7%).
“Obiettivo dell’indagine – spiega Francesco Girolimetto, direttore di BiblioLavoro – è capire quali sono gli stati d’animo prevalenti tra i ragazzi, quali i loro valori e la visione del futuro che li attende una volta terminati gli studi. Oltre al largo utilizzo di medicinali e sostanze per combattere l’ansia, va sottolineato un forte dualismo per quanto riguarda proprio le aspettative dei giovani. Le sensazioni descritte sono in netto contrasto tra loro: sono presenti sia quelle positive come curiosità (68,1%) ed entusiasmo (44,9%), sia emozioni negative come l’ansia (62,3%) e la paura (39,1%). Gli stati d’animo negativi sembrano essere cresciuti con la pandemia: 4 studenti su 10 lamentano sensazioni d’ansia proprio in seguito all’esperienza del Covid (40,6%), pochi meno sono quelli che vedono peggiorate le proprie interazioni sociali (39,1%), le condizioni di salute mentale (34,8%) e la visione del futuro (34,1%). Per quanto riguarda il lavoro, gli aspetti che creano maggiori preoccupazioni sono l’incertezza del futuro (46,4%) e il non aver abbastanza tempo per se stessi e per la famiglia (44,2%), motivo principale anche delle dinamiche di dimissioni emerso da un nostro recente studio dedicato al fenomeno. Stupisce invece come non sia fonte di ansia la precarietà: cambiare spesso lavoro è un fattore preoccupante per il 9,4% così come la temporaneità del lavoro è segnalata dal 5,8% degli intervistati”.
Ma come vivono il presente i ragazzi? In generale lo studio evidenzia una diffusa sfiducia nelle istituzioni, in particolare partiti politici, Chiesa e Governo. Va meglio se si parla di organizzazioni di volontariato, banche, forze dell’ordine e scuola. Proprio quest’ultima viene valutata utile nel 79,7% dei casi per garantire un futuro migliore e una miglior posizione economica e sociale. Ciò che fa stare meglio gli studenti sono i legami stabili e duraturi come quelli in famiglia, con gli amici e il partner.