▼ Clusane, don Pierino Ferrari adesso è pronto a diventare Beato

Il nome di Don Ferrari è legato a diversi Comuni e, soprattutto, alla creazione della Comunità Mamrè (1971) e della cooperativa Raphaël (1984), entrambe al servizio attivo dei malati, dei disabili e dei più deboli.

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Don Pierino Ferrari, foto da sito ufficiale

Don Pierino Ferrari si appresta a diventare beato. E’ stata avviata, infatti, la causa per il processo di beatificazione del sacerdote di Clusane (Iseo), ordinato nel 1955 e scomparso nel 2011. A rendere noto è stato l’oratorio San Giovanni Bosco di Iseo e Clusane. 

Il nome di Don Ferrari è legato a diversi Comuni e, soprattutto, alla creazione della Comunità Mamrè (1971) e della cooperativa Raphaël (1984), entrambe al servizio attivo dei malati, dei disabili e dei più deboli.

La richiesta è stata formalizzata dal vescovo Tremolada che, in conformità con quanto stabilito al numero 11b delle Norme da Osservare nelle Inchieste diocesane nelle Cause dei Santi, ha reso pubblico il documento, invitando tutti i fedeli a “comunicare notizie, scritti tra cui diari, manoscritti, diari, appunti o video e audio che possano essere utili riguardo alla Causa”.

DON PIERINO FERRARI: LA BIOGRAFIA DAL SITO UFFICIALE (donpierinoferrari.it)

Il 13 ottobre 1929 Pierino Ferrari, figlio di Luigi e di Ester Libra, vede la luce a Clusane d’Iseo, un paese «dove si nasceva poveri, si viveva semplici, si lavorava sereni e si moriva in pace con Dio» (P. Ferrari, I dodici…di Clusane, p. 102). Pierino è cresciuto in un ambiente patriarcale composto dalle famiglie di quattro fratelli paterni che gestivano una salumeria, una drogheria e una trattoria. I genitori si occupano della trattoria e sono molto impegnati nella loro attività. Pierino cresce educato alla vita di preghiera particolarmente dalla nonna paterna Lucia. Il ricordo di lei è legato all’immagine dell”oratóré’, l’inginocchiatoio che ella aveva in camera, con l’alzatina, ove teneva i libri di preghiera. Pierino trascorre un’infanzia tranquilla tra qualche servizio reso ai genitori, i giochi, gli studi e la chiesa.

Pierino ottiene la licenza della scuola di avviamento a Lovere, mentre è ospite a Castelfranco di Rogno del parroco, il prozio don Angelo Ferrari. Voleva diventare un impiegato comunale. Ma a diciassette anni Pierino comprende che «nessuna creatura può placare il suo profondo desiderio di ‘benessere’» (cfr. P. Ferrari, Ritiro alla Comunità Mamré, dicembre 2007). «Inforcai la bicicletta, portando con me quanto mi poteva servire, dentro una valigia, che appoggiai sul manubrio e partii, lasciando un addio nell’aria» (P. Ferrari, Un regista sorprendente, pp. 12-13).

«Venne poi il tempo del Seminario, tempo di straordinaria ricchezza interiore. Ricordo un colloquio con il superiore del Seminario di San Cristo, dov’ero entrato da poco: era mons. Pietro Gazzoli. Mi domandò: “Come va Pierino?”. Risposi: “Mi sembra di essere in Paradiso!”…. Avevo trovato finalmente il sentiero» (P. Ferrari, L’amicizia nella Comunità del Cenacolo, pp. 21-22). Conclude la formazione al sacerdozio e viene ordinato sacerdote nella chiesa di Clusane, un privilegio concesso dalla stima e dall’affetto dei superiori.

Il suo primo incarico pastorale è quello di vicerettore in Seminario: don Pierino tenta di immettervi quanto di pulito, di entusiasta, di provocatorio esiste fuori dalle “sacre mura”. In molti ricordano la vitalità con cui si muoveva allora don Pierino, dentro e, soprattutto, fuori dal Seminario; e l’energia delle sue prediche che svolgeva sempre con la Bibbia in mano. In quel periodo (1958-1959) don Pierino svolge un’intensa opera pastorale rivolta in particolar modo ai giovani che incontra nelle parrocchie e coltivando lo spirito vocazionale soprattutto tra le giovani.

Tra pulpito, oratorio e confessionale. Questo comporta frequenti assenze dal Seminario, il che induce i superiori ad affidargli un incarico in parrocchia come curato a Calcinato (1960). Tra la fine della presenza in Seminario e il passaggio alla parrocchia, don Pierino incontra madre Giovanna Francesca, fondatrice e superiora generale della Congregazione delle Missionarie  Francescane del Verbo Incarnato.

Un incontro fra due “anime gemelle” che fa nascere, in concomitanza con il Concilio Vaticano II, un progetto profetico indirizzato a creare delle piccole comunità parrocchiali. Il progetto non va in porto, ma l’amicizia con madre Giovanna stimola don Pierino ad andare oltre il ministero pastorale parrocchiale per dare vita a nuove forme di testimonianza cristiana. Quelli calcinatesi sono, per don Pierino, anni d’intenso lavoro pastorale. Non mancano contestazioni e perplessità di fronte alle sue proposte di vita evangelica vissuta in pienezza.

C’è chi lo considera un prete «terribilmente scomodo, (…) un segno di contraddizione verso il tradizionale modo di accostarsi al cristianesimo”(P. Ferrari, Lettere da Calcinato, p. 13). Ma ha lasciato una costruttiva impronta di cristiani veri, credibili, impegnati. Anche perché il suo impegno pastorale è sempre stato improntato alla formazione delle coscienze come fondamento di una fede radicata nella vita, come scaturiva dalla sua vita esemplare.

Nel frattempo il suo sguardo supera i confini parrocchiali e si inoltra sul terreno della carità. Prima dà vita in Calcinato alla Comunità del Cenacolo, come esempio concreto del progetto pensato con madre Giovanna. Poi, nel 1971, fonda la Comunità Mamrè.

Don Pierino si rende conto, infatti, della necessità di un impegno personale e capillare al servizio dei più deboli, senza deleghe all’autorità pubblica. Coinvolge alcune giovani, alle quali propone di consacrare la propria vita a Dio e ai fratelli, nella verginità. Le appartenenti vivono la vita sacramentale, seguendo Cristo nell’amore totale a Dio Trinità, esempio e fondamento dell’amore.

Nel 1976 don Pierino viene chiamato a guidare la parrocchia di Berlingo. La Comunità del Cenacolo lo accompagna e, con l’autorità del parroco, può seguire i giovani dal momento formativo a quello esecutivo. La Comunità del Cenacolo si costituisce in Cooperativa sociale, per la gestione di una Casa di riposo a Berlingo, denominata Bersabea, espressione d’una eredità personale a don Pierino. La Comunità Mamré si costituisce in associazione per la gestione di servizi dedicati ai minori, agli anziani, ai disabili.

Nel 1982 è nominato parroco della sua terra natale, Clusane. Imposta la pastorale sulla carità, perché constata che nelle comunità parrocchiali c’è una lontananza pratica da un Vangelo che vuol farsi storia e scendere nell’uomo, che vuol diventare cultura nelle più svariate attività. La sua attività pastorale si propone dunque come fermento culturale e spirituale per i suoi. Ottiene sostegno e affetto, ma anche incomprensioni e sofferenze. Il suo intento è quello di “creare comunione” e per questo si spenderà fino alla fine dei suoi giorni.

A cavallo tra Berlingo e Clusane, negli anni ’80 don Pierino rivolge l’attenzione agli ammalati di tumore e si attiva per offrire una risposta umana, cristiana, professionale al problema del cancro. Nel 1984 dà vita alla Cooperativa Raphaël, che si fa carico prioritariamente della sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dell’impegno per la prevenzione e la diagnosi delle malattie tumorali.

Dopo l’apertura di varie attività ambulatoriali, il percorso è approdato, nel 2004, alla costituzione della Fondazione Laudato Sì’, per la presa in carico globale di tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi fino all’accompagnamento alla morte. É stato il grande sogno legato all’utopia dell’impossibile che don Pierino ha lasciato in eredità alle Sentinelle del Laudato Sì’ e agli Amici di Raphaël.

Nell’ultima intervista da lui rilasciata a TV2000, sorridendo don Pierino ha ricordato la circostanza della malattia tumorale (che lo porterà alla morte) dicendo: «Ho parlato molto del cancro e come combatterlo, non potevo non provarlo. (…)» «Non ho paura della morte. Ogni giorno vivo nell’intensità dell’operosità, ma nello stesso tempo cosciente della fragilità di cui sono portatore».  Si spegne a Clusane il 31 luglio 2011. Continua l’avventura umana e cristiana da lui proposta alla storia.


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