▼ Pride al Carmine, Rolfi: la Loggia non mantiene gli impegni anti-movida

"Inutile ricordare - conclude l'ex candidato sindaco del centrodestra - che dopo la recente sentenza della Cassazione, il comune di Brescia rischia grosso se continuerà a trattare il problema con inerzia, sottovalutazione e peggio ancora con l’ascolto solo di una parte, probabilmente più vicina a livello politico".

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Fabio Rolfi, foto da ufficio stampa

“Saranno ben dodici i palchi per eventi musicali che saranno allestiti al Carmine in coda al Gay Pride previsto per sabato 2 settembre in città. Questa decisione, presentata in conferenza stampa in Loggia, è una contraddizione in termini rispetto a quanto dichiarato per tutta l’estate da parte dell’assessore Poli che si era impegnato ad alleggerire il quartiere simbolo della movida interessato da un proliferare di pubblici esercizi e una moltitudine di eventi sostenuti, patrocinati o sollecitati dall’amministrazione Comunale. Il caso degli eventi sopracitati poi è clamoroso visto che si tratta di iniziative promosse dall’associazione Carminiamo, che vede il proprio massimo rappresentante come consigliere comunale eletto nelle file della maggioranza di sinistra”.  Lo dichiara in una nota stampa il consigliere comunale e già candidato sindaco del centrodestra, Fabio Rolfi, che riaccende così le polemiche sull’evento che si terrà sabato 2 settembre in città dopo il caso del mancato patrocinio della Provincia.

“La Giunta comunale – incalza – ha il dovere di non prendere in giro i cittadini residenti, i qual hanno recentemente inviato una lettera di messa in mora per i disagi subiti, mettendo in campo azioni concrete e misurabili tra cui (oltre a maggiori controlli e una vera e propria azione di lotta all’inquinamento acustico) anche la riduzione e il contingentamento degli eventi in un quartiere decisamente sovraccaricato in questi anni. Vanno rimesse al centro le esigenze di chi ci abita e ha diritto al riposo notturno”.

“Inutile ricordare – conclude l’ex candidato sindaco del centrodestra – che dopo la recente sentenza della Cassazione, il comune di Brescia rischia grosso se continuerà a trattare il problema con inerzia, sottovalutazione e peggio ancora con l’ascolto solo di una parte, probabilmente più vicina a livello politico”.

 

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