Omicidio di Brescia, l’assassino nega la vendetta
Un ragazzo come tanti altri, non un violento. E’ questo il profilo che emerge da amici e conoscenti di Anthony Aiello, il 23enne che nella notte tra sabato e domenica, in via Corsica, ha ucciso con un coltello il colombiano Yaisy Bonilla.
Il giovane, reo confesso, avrebbe raccontato alle forze dell’ordine di aver trascorso la serata al Disco volante, di cui era tesserato. Fuori dal locale, quindi, avrebbe incontrato Yaisy Bonilla e la fidanzata, che non conosceva, a passeggio per la città. Per ragioni ancora da chiarire, a quel punto, sarebbe scoppiato un diverbio tra i due uomini (Aiello ha negato di aver fatto un complimento di troppo alla fidanzata di Bonilla), a cui ha fatto seguito il pugno sferrato da Bonilla e – pare – il ritorno di Aiello, armato con un coltello di 27 centimetri. Il tragico gesto – secondo quanto avrebbe riferito il 23enne e riportato da Bresciaoggi – sarebbe stato frutto della “concitazione del momento”, non certo di una vendetta premeditata. La certezza è che Bonilla si è accasciato al suolo ed è morto dopo 12 ore.
La famiglia Aiello gestisce una tabaccheria in città, ma vive a Gussago. Anthony, fidanzato dal 2012, ha studiato agli Artigianelli di Brescia e lavorava come meccanico industriale in una azienda alle Fornaci.
La vittima, Bonilla, aveva vissuto a Castel Mella e ora viveva proprio in via Corsica con la fidanzata. Aveva una vita molto tormentata alle spalle, raccontata a don Claudio Burgio, che gli aveva dedicato un capitolo del libro “Ragazzi cattivi. Le nostre storie”.