Marocchino accusato di strage alla Cimabue si difende: “Operazione maldestra”

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“Un’operazione maldestra”. Si difende così il 49enne marocchino accusato di aver tagliato il tubo del gas nell’appartamento dell’interno 6 al 14 esimo piano della Torre Cimabue di San Polo con la finalità di provocare una strage. Ora l’uomo si trova in carcere dove ieri, di fronte al gip Cesare Bonamartini, nel corso del’udienza per la convalida dell’arresto, ha cercato di prendere le distanze da quella che lui stesso ha dichiarato “un’operazione maldestra”. M.B, ha raccontato al gip la sua versione dei fatti secondo la quale sarebbe entrato nell’appartamento, dove viveva fino a qualche mese fa, per prendere un mobiletto con i fornelli alimentati a gas. Avrebbe chiesto al portiere di prestargli le chiavi dell’appartamento, ora sfitto, un coltello e un cacciavite per staccare il mobile dal tubo del gas e poterlo portare via in seguito. Il nordafricano ha raccontato di aver chiuso tutte le manopole prima di tagliare il tubo del gas, per poi uscire di casa e andarsene. Ma il forte odore di metano che fuoriusciva dall’appartamento ha immediatamente allertato i vicini di casa che hanno chiamato i carabinieri. Resta da appurare perché le prese d’aria della cucina fossero coperte con sacchetti di plastica che impedivano la fuoriuscita dell’aria, ma l’uomo sembra si sia difeso spiegando che altre prese erano libere. Secondo l’accusa, invece, la versione non regge e l’uomo aveva un disegno ben preciso: fare una strage. Il Gip si è riservato di decidere sulla convalida dell’arresto e sulla custodia cautelare in carcere, mentre i difensori del marocchino hanno chiesto l’attenuazione della misura restrittiva.  

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1 COMMENT

  1. Per me la cosa più strana è che i legali si siano affrettati a chiedere l’attenuazione della misura restrittiva. Cominiciamo bene…

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