Canton Mombello, Rifondazione attacca: condizioni disumane

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Con una nota la federazione di Brescia del Partito della Rifondazione Comunista esprime “la più viva censura nei confronti della Amministrazione penitenziaria per le inumane condizioni in cui sono tenuti i carcerati nella struttura circondariale di Canton Mombello”.

ECCO IL TESTO DELLA NOTA

Il Prc sottolinea come da anni il problema del sovraffollamento e della inadeguatezza della logistica di questo carcere siano conosciuti, ben al di là dei cronici e diffusi problemi della situazione generale italiana, senza che si sia dato corso ad un rimedio risolutivo almeno delle situazioni più intollerabili.

Per questo motivo il partito ha fin dal primo momento dato il suo appoggio, ed ha partecipato attivamente ai lavori del Comitato per la chiusura del carcere di Canton Mombello, ritenendo che i palliativi introdotti fino ad ora siano del tutto insufficienti, e che la configurazione edilizia del carcere stesso, insieme alle conseguenze congiunte delle leggi generatrici di criminalità fasulla e di gonfiamento artificioso della popolazione carceraria, costituiscano ostacoli insuperabili per conseguire un livello minimo di civiltà nel trattamento dei detenuti.

Denuncia che la popolazione carceraria in Italia è stata artificiosamente gonfiata da precise leggi ideologicamente orientate: dalla legge Bossi-Fini, che trasforma in reato penale talune irregolarità amministrative della popolazione immigrata; dalla Fini Giovanardi, che ha abolito ogni distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, ed ha reso sempre più problematici ed arbitrari i confini tra uso personale e spaccio; dalla ex Cirielli, che, da una parte mette in mano a chi ne ha i mezzi la possibilità di sfuggire alle sentenze ed al carcere mediante la prescrizione, mentre dall’altra punisce gli svantaggiati precludendo la possibilità di avere benefici in caso di recidiva, tanto da includere nell’ordinamento giudiziario la nozione stigmatizzante di “delinquente abituale, professionale o per tendenza”, nozione in aperto contrasto con il principio costituzionale secondo il quale si deve sempre tendere alla “rieducazione del condannato”: in questo modo la legge introduce il principio puramente ideologico e di matrice razzista per cui esistono soggetti costitutivamente “non rieducabili”.

A queste condizioni legislative generali a Brescia si aggiunge un particolare accanimento nel negare la concessione di misure alternativa al carcere, situazione che a sua volta contribuisce ad accentuare il sovraffollamento dei detenuti, accanimento che è riconducibile ad una concezione vendicativa, o semplicemente giustizialista della pena, che ha il suo esito finale nel sedimentare nella coscienza collettiva la percezione del carcere come “discarica sociale”, nella quale collocare i rifiuti umani, in modo che, una volta ben coperti, non ci si debba più pensare.

La federazione di Brescia appoggia la lotta coraggiosa dei detenuti, ed auspica che l’azione intrapresa dal comitato smuova questa situazione stagnante, raggiungendo risultati immediati nel porre rimedio alle incredibili condizioni ormai note a tutti grazie alle denunce espresse ed alla manifestazioni compiute, e che questo sia l’inizio di una nuova stagione nella quale siano fatti valere realmente i principi costituzionali e comunitari in materia di umanità nel trattenimento di qualsiasi persona, sulla via di provvedimenti, come l’amnistia e l’uso di pene alternative al carcere, che consentano, nell’immediato, il sollievo dalla intollerabile condizione attuale, ed in futuro di invertire la tendenza sciaguratamente introdotta negli anni scorsi verso una “società carceraria”, per di più selettiva in senso accentuatamente classista.

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Brescia

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