(a.c.) A volte l’amore e l’attaccamento di un cane per il suo padrone sono più forti, incommensurabilmente più forti, della stupidità e della violenza di alcuni uomini. La storia di Artù, raccontata sulle colonne di Bresciaoggi in edicola stamane, in questo è davvero esemplare.
Artù è un setter di proprietà di una famiglia di Monticelli Brusati. Nei giorni scorsi ha lasciato la sua abitazione per uno dei consueti giretti fra le vigne della Franciacorta, e a sera non ha fatto ritorno. Solo dopo alcuni giorni, moribondo e con in corpo oltre 20 pallini di fucile da caccia, è ricomparso al cancello di casa, dove il padroncino Giovanni, undici anni, ha potuto riabbracciarlo. La storia è davvero incredibile: Artù è stato colpito in ogni parte del corpo, probabilmente da qualche cacciatore o residente della zona che l’ha utilizzato come bersaglio in movimento. I veterinari della clinica Sant’Alessandro di Roncadelle hanno rimosso un pallino dal polmone, uno dalla zampa anteriore sinistra, uno dalla bocca e altri, più di venti, in altre parti del corpo, senza riuscire ad estrarli tutti. Però Artù è sopravvissuto, ora è in cura, sotto antibiotico, ma tra le braccia di Giovanni va molto meglio.
(L’immagine della notizia è una fotografia d’archivio).
"Ignoti"? Un termine troppo onorevole. Come chiamare "uomini", altro improbo eufemismo, siffatti eroi della doppietta.