Sana Cheema è stata uccisa. Strangolata con una sciarpa o un foulard. A dirlo sono stati Vittorio Fineschi e Aniello Maiese, i due consulenti medico-legali chiamati dalla procura a stabilire le cause del decesso della 24enne di origini pakistane.
Stando all’accusa la giovane – che da tempo viveva in città, in via Bevilacqua – sarebbe stata uccisa dai familiari tra il 14 e il 19 aprile del 2018 – dopo essere stata invitata a tornare in patria con un tranello – perché si rifiutava di sposare l’uomo deciso per lei dalla famiglia. Padre e fratello (il giovane aveva anche confessato l’omicidio a una televisione locale, ma successivamente ha ritrattato), processati e assolti in Pakistan per assenza di prove, si trovano ancora in patria, ma sono accusati di omicidio a Brescia.
Dall’analisi del medico pakistano che ha studiato il cadavere, sono emersi la lussazione del corno destro dell’osso ioide, che “sicuramente è stata provocata da terzi”, e un solco all’altezza del collo, altamente compatibile con il soffocamento. Ma la difesa ha anche posto dubbi sul fatto che il corpo analizzato fosse realmente quello di Sana.
Il processo è astato aggiornato al 17 aprile. Poi si terrà un viaggio della Corte d’assise in Pakistan, sui luoghi del delitto.