▼ Pontoglio, “non sa l’Italiano”: il sindaco nega la cittadinanza a una donna

Protagonista della vicenda è una marocchina che vive in Italia dal 2003 (21 anni) e che ha presentato domanda di cittadinanza 15 anni fa. Al dunque, però, la donna non avrebbe manifestato alcuna comprensione della lingua, tanto da non essere in grado nemmeno di comprendere la richiesta di pronunciare la formula di rito

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Il sindaco di Pontoglio Alessandro Pozzi, foto da Pozzi

E’ accaduto di nuovo. Il sindaco di Pontoglio, Alessandro Pozzi, ha negato la cittadinanza a una donna straniera che si è presentata in Comune per il giuramento – un atto puramente formale, in teoria – che non è stata in grado di parlare in Italiano durante la cerimonia. Esattamente come accaduto nell’ottobre del 2022.

Protagonista della vicenda è una marocchina che vive in Italia dal 2003 (21 anni) e che ha presentato domanda di cittadinanza 15 anni fa. Al dunque, però, la donna non avrebbe manifestato alcuna comprensione della lingua, tanto da non essere in grado nemmeno di comprendere la richiesta di pronunciare la formula di rito del giuramento.

“Negare la cittadinanza è stata una conseguenza inevitabile”. Il sindaco ha “rimandato” dunque la giovane al mese di aprile, quando sarà chiamava nuovamente a pronunciare la frase: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”. Nella speranza che stavolta sia più convincente.

“La sua incapacità di comprendere e parlare la lingua italiana, nemmeno quella base, rispondendo ad un semplice ‘come ti chiami?’, dopo oltre 20 anni – ha commentato il sindaco – solleva non solo legittime preoccupazioni pratiche, ma anche interrogativi più ampi sulle barriere che potrebbero esistere nel processo di integrazione, sia a livello familiare che sociale. (…) La conoscenza della lingua è un elemento chiave per favorire il senso di appartenenza alla nostra nazione. In tal senso, il Comune di Pontoglio si è adoperato organizzando da anni corsi di italiano per stranieri, perché crediamo fermamente nell’importanza dell’integrazione e della conoscenza della lingua per entrare a far parte di una comunità. Credo fermamente – ha concluso – che sia giusto che arrivi un chiaro messaggio a chi vuole diventare cittadino italiano, è un compito arduo, e che, oltre alla lingua, è necessario volersi veramente integrare”.

LA NOTA INTEGRALE DIFFUSA DAL SINDACO

ESSERE ITALIANI È UN PRIVILEGIO.
NON RECITA IL GIURAMENTO: CITTADINANZA NEGATA.
“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare la Costituzione e le leggi dello stato”.
Carissime e carissimi concittadini, così recita il giuramento che si deve prestare per diventare cittadini italiani, ma purtroppo, per la seconda volta durante il mio mandato, non ho potuto udirlo.
Mi rivolgo a voi oggi per rendervi partecipi di una decisione importante riguardo al conferimento della cittadinanza italiana.
Ho negato recentemente la richiesta di cittadinanza da parte di una signora di origini marocchine e voglio condividere le motivazioni di questa decisione.
Questa signora, residente in Italia dal 2003 (21 anni), ha purtroppo dimostrato, non solo di non possedere il livello minimo di conoscenza della lingua italiana, ma, ancor più preoccupante, durante la cerimonia ha mostrato difficoltà nel capire la richiesta di pronunciare il giuramento richiesto dalla normativa.
Come vostro rappresentante, e ancor prima come pubblico ufficiale, è mio dovere udire il giuramento dell’intervenuto, questa signora, dopo tre richieste, non è riuscita a pronunciarlo.
Negare la cittadinanza è stata una conseguenza inevitabile.
La sua incapacità di comprendere e parlare la lingua italiana, nemmeno quella base, rispondendo ad un semplice “come ti chiami?”, dopo oltre 20 anni, solleva non solo legittime preoccupazioni pratiche, ma anche interrogativi più ampi sulle barriere che potrebbero esistere nel processo di integrazione, sia a livello familiare che sociale.
È preoccupante pensare che una donna possa trascorrere così tanto tempo in Italia senza acquisire una conoscenza minima della lingua del paese ospitante, ciò solleva dubbi sulla reale inclusione nel corso di questi anni.
La conoscenza della lingua è un elemento chiave per favorire il senso di appartenenza alla nostra nazione.
In tal senso, il Comune di Pontoglio si è adoperato organizzando da anni corsi di italiano per stranieri, perché crediamo fermamente nell’importanza dell’integrazione e della conoscenza della lingua per entrare a far parte di una comunità.
Credo fermamente che sia giusto che arrivi un chiaro messaggio a chi vuole diventare cittadino italiano, è un compito arduo, e che, oltre alla lingua, è necessario volersi veramente integrare.
Questa signora ha avanzato la richiesta di cittadinanza più di 15 anni fa, (il decreto scade il 16/5/24) ma pare evidente che non abbia mai voluto integrarsi e partecipare ai corsi di italiano offerti.
Ho verificato personalmente la sua partecipazione agli ultimi corsi di alfabetizzazione, persino a quelli del CPIA di Chiari nel 2022/23, in orari e in giorni diversi da quelli proposti al nostro comune, ma purtroppo il suo nome non figura tra gli iscritti.
A mio avviso, iscriversi a uno dei molteplici corsi proposti sarebbe stato il “primo passo” necessario, in virtù della richiesta di ottenimento della cittadinanza.
Gli strumenti per apprendere la lingua ci sono, ma spesso vengono ignorati in nome di una superficialità per cui passa il messaggio che è sempre tutto dovuto.
A coloro che si sono iscritti ai corsi di alfabetizzazione di quest’anno, desidero esprimere la mia gratitudine.
Siete voi che incarnate il desiderio di integrarvi e di essere parte attiva della nostra comunità.
La cittadinanza italiana è un traguardo importante che va oltre i confini del, passatemi il termine, “pezzo di carta”, non è solo un atto burocratico ma una promessa di rispetto reciproco e amore per la nostra nazione e
richiede un impegno profondo nel volersi veramente integrare.
Un grazie a coloro che veramente desiderano abbracciare la nostra cultura e che utilizzano gli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni per una vera integrazione a 360°.
La negazione della cittadinanza è stato un gesto doveroso, di rispetto verso i cittadini di origine straniera che sono diventati italiani e si sono
integrati nella nostra comunità.

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