La pace è l’unica vittoria | BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA

Costruire la pace nella propria vita individuale (con sé stessi, con i propri familiari, con i i colleghi...) significa essere in grado di leggere in modo critico ciò che ci circonda, di avere cioè una lettura della realtà che ci faccia prendere coscienza del peso specifico, del ruolo che ricopre oggi l’aggressività...

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Doriana Galderisi, opinionista BsNews

dalla canzone “Il mio nome è mai più” di Jovanotti, Pelù, Ligabue

di Doriana Galderisi* – Se con la guerra tra Russia e Ucraina pensavamo di aver toccato il fondo, la smentita è arrivata, il 7 ottobre, con lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. In realtà il conflitto israelo-palestinese va avanti da oltre 70 anni, a fasi alterne, da momenti di illusione di possibilità di pace, per esempio nel 1993 con gli accordi di Oslo, a momenti di estrema tensione, come l’inizio della prima e della seconda Intifada o l’inizio dell’assedio alla Striscia di Gaza.

Ma il 7 ottobre segna un po’ una svolta perché è come se avesse prodotto un effetto choc su tutti noi, reduci dal duro periodo della pandemia di cui perdurano le conseguenze sociali, economiche, psicologiche. Dal 7 ottobre le tensioni sono sfociate in una guerra così feroce che ci ripropone, in maniera imprescindibile, il tema della gestione dei conflitti e dalla pace stessa.

Proprio a questa grande questione, ovvero la pace, si dedicherà dalla prossima settimana tutta Brescia, impegnata nella sesta edizione del Festival della Pace, organizzato da Comune e Provincia di Brescia, dal Cantiere Internazionale per il Bene e la Pace dell’Umanità, con l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e di Amnesty International Italia.

Dal 10 al 25 novembre prossimi infatti la città intera sarà coinvolta in oltre 50 momenti di riflessione, incontro, confronto sulla creazione di una cultura di pace (il programma completo sul sito https://festivaldellapace.it).

Del resto Brescia da tempo è una città che costruisce la pace proprio nel quotidiano, nelle aule scolastiche, perchè l’educazione alla pace deve proprio iniziare con le bambine e i bambini più piccoli e proseguire: ecco quindi che l’Università degli Studi di Brescia ha istituito un corso di Scienze per la pace, al quale, tra gli altri, insegna anche il prorettore Carlo Alberto Romano, ospite della quarantasettesima puntata de “La scienza di eccellenza”, dal titolo: “Vite con poche stelle ma tante strisce… sul  pigiama. La realtà carceraria tra umanità e istituzioni”, che potete ritrovare sui miei canali social.

La pace, che sembra una dimensione così difficile da raggiungere e che ci pare impossibile poter ottenere, in verità può generarsi anche da ciascuno di noi, “Non si può realizzare la pace all’esterno se si coltivano nel proprio animo la collera o l’odio” (Dalai Lama), parole che ci fanno ben comprendere come è nel nostro quotidiano che si cela la possibilità, per ognuno di noi, di diventare un costruttore della grande casa della pace, quale dovrebbe essere il mondo.

Costruire la pace nella propria vita individuale (con sé stessi, con i propri familiari, con i i colleghi…) significa essere in grado di leggere in modo critico ciò che ci circonda, di avere cioè una lettura della realtà che ci faccia prendere coscienza del peso specifico, del ruolo che ricopre oggi l’aggressività. Tanti sono infatti gli ambiti nei quali vediamo come l’aggressività sia valorizzata e incentivata.

Quante volte, per esempio, circola senza ostacoli il concetto che un uomo vero, per essere tale, deve sapere essere violento e aggressivo? Quante volte, come nei film di azione, i combattimenti sono enfatizzati, occupano spesso buona parte del tempo dello spettacolo stesso e risultano come essenziali per l’happy end? Ancora, quante volte nello sport emerge proprio l’aspetto della competizione violenta, per cui un atleta va caricato di tensione aggressiva in modo da offrirgli uno stimolo vincente per migliorare la performance?

Si tratta di convinzioni diffuse, ancorchè erronee, ovvero le cosiddette “teorie ingenue”, trattate dalla “psicologia ingenua”, o “psicologia del senso comune”, ben descritta da Fritz Heider, un importante psicologo del secondo Novecento. La “psicologia del senso comune” fa riferimento e ben descrive una serie di convinzioni e teorie che spontaneamente derivano dalla nostra esperienza, dal linguaggio, appunto, dal senso comune, quindi non basata su studi o ricerche scientifiche.

Tra queste vi è l’idea che quando si è arrabbiati “fa bene” scaricare la rabbia perché questo poi “fa stare meglio”, in quanto risultato di una sorta di “manovra idraulica”. E’ una convinzione fallace, anche perché molto spesso dare la stura alla rabbia può portare a dire cose di cui ci si pente, a commettere azioni di cui altrettanto ci si pente, insomma si può arrivare ad un aggravamento della situazione di partenza.

E’ nella valorizzazione di stili di vita aggressivi, competitivi, antagonisti, non cooperativi che si forma il terreno adatto sui cui si innestano conflitti di più ampia portata come le guerre. “Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco”, parole del Mahatma Gandhi che dovrebbero far molto riflettere.

Ed è quindi a partire da una rivalutazione del “valore” attribuito all’aggressività che si può iniziare a costruire una cultura della pace.

Ciò che importante avere molto chiaro è che in un’educazione, in una visione di pace, le tensioni come la rabbia e i contrasti, non vengono disconosciute, ma, in una cultura di pace ci si confronta con il concetto di conflitto.

I conflitti, si sa, sono sempre originati dall’opposizione di diversi interessi e necessità tra le parti, e come tali fanno parte dell’esistenza stessa degli esseri umani. Insegnare e imparare a convivere con i conflitti, a gestire la rabbia e l’aggressività in un ambito di legittimità sociale, relazionale, interpersonale, è l’obiettivo primario dell’educazione alla pace. In questo senso quando parliamo di pace intendiamo il saper gestire le situazioni complesse, i problemi, gli ambiti difficili di contrapposizione e di conflittualità.

In altre parole si tratta di imparare a gestire i conflitti in modo giusto, ragionevole, senza deragliamenti, ma come occasioni per migliorare le relazioni reciproche.

Non è certo facile, nemmeno per le persone adulte: è anzi molto difficile saper riconoscere, ridurre e dominare la propria rabbia. Ma il problema non è rimuovere l’aggressività o la rabbia, bensì imparare a confrontarsi proprio nella rabbia, nella tensione divergenti, in altre parole si tratta di imparare a litigare.

Di questo si occupa un ramo recente della psicologia, la psicologia della pace, sviluppatasi negli Usa e che oggi inizia ad essere conosciuta anche in Europa. La psicologia della pace si collega alla cosiddetta psicologia positiva, che nasce dagli studi di Martin Seligman e sottolinea fortemente il ruolo delle risorse positive e delle potenzialità dell’individuo: alcuni concetti su cui si fonda sono la speranza, l’ottimismo, la felicità, il benessere soggettivo.

La psicologia positiva si intreccia con la psicologia della pace, in quanto entrambe hanno l’obiettivo di migliorare la vita personale e collettiva, di contribuire ad una migliore salute di vita attraverso lo sviluppo della capacità di capire e gestire, anche trasformandole, emozioni negative, individuali e interpersonali.

Ecco, promuovere la cultura della pace a partire da noi significa indirizzare lo sguardo verso il positivo, senza negare la conflittualità ma, al contrario, accettandola ed esercitandola in modo costruttivo. Perché, come canta Edoardo Bennato:

La guerra è sempre la stessa

Ognuno la perderà

E a ogni soldato che muore si perde

Un po’ di umanità. 

Nel ringraziarvi per l’attenzione vi rinnovo l’appuntamento con questa rubrica tra 15 giorni.

CHI E’ DORIANA GALDERISI?

Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. Esperta in psicologia dello sport iscritta nell’elenco degli psicologi dello Sport di Giunti Psychometrics e del Centro Mental Training. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.

LEGGI TUTTE LE PUNTATE DELLA RUBRICA DI DORIANA GALDERISI CLICCANDO SU QUESTO LINK


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Ultimo aggiornamento il 26 Aprile 2024 10:01

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