Un anno e quattro mesi ciascuno. E’ la pena che hanno patteggiato l’europarlamentare Carlo Fidanza e il deputato bresciano Giangiacomo Calovini – entrambi di Fratelli d’italia – nel procedimento in cui erano indagati per corruzione. Restano ancora aperte, invece, le posizioni dell’ex consigliere comunale Giovanni Acri e di Giuseppe Romele (ex deputato ed ex vicecoordinatore lombardo di Fdi), che non hanno presentato istanza di patteggiamento.
Stando alla pubblica accusa, Giovanni Acri (Fratelli d’Italia) si sarebbe dimesso da consigliere comunale di Brescia per lasciar posto Calovini (primo dei non eletti e successivamente diventato deputato) in cambio dell’assunzione del figlio come assistente di Fidanza. Un accordo che sarebbe stato ideato dall’eurodeputato e realizzato con il coinvolgimento di Fidanza e Romele.
Per Fidanza e Calovini la pena è stata sospesa, senza menzione nel casellario giudiziale, e non è stata prevista l’interdizione dai pubblici uffici, che li avrebbe fatti decadere dalle cariche. Il patteggiamento, lo ricordiamo, non implica inoltre l’ammissione della colpa. Fidanza, in una nota, ha ribadito che il fatto contestato era “un semplice accordo politico” tra colleghi e spiegato di aver accettato il patteggiamento solo per poter continuare la propria attività istituzionale.
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