✴️ Pd, la rifondazione è appena iniziata… | di Claudio Bragaglio *️⃣

Ho trovato l’intervento dell’amico Elio Marniga molto interessante, seppur non condivisibile. Interessante perché dice d’un suo malessere nel PD. Non condivisibile, perché è una critica senza proposte

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Claudio Bragaglio, opinionista BsNews

di Claudio Bragaglio* – Ho trovato l’intervento dell’amico Elio Marniga molto interessante, seppur non condivisibile. Interessante perché dice d’un suo malessere nel PD. Non condivisibile, perché è una critica senza proposte. Uno sfogo. Ma se mi fermassi qui barerei al gioco perché proposte possono certo venire da tutti. Ma, in primo luogo, sono l’ubi consistam d’un gruppo dirigente di partito. Se è per davvero tale! Ma su questo punto dolente Marniga ha una qualche fondata ragione di critica.

Conosco e stimo Elio da tempo. Più volte mi ha fatto anche gradito omaggio di sue pubblicazioni. Molti anni fa abbiamo sui primi Social incrociato le lame della polemica, pur non sapendo chi fosse, perché trincerato dietro un intrigante “nom de plume”, di rimando ebraico. Per questa stima prendo in grande considerazione i suoi “umori neri”, che lo han portato in parte fuori dal PD. Aggiungerei che vedo in lui anche una lunga storia democristiana, tutta “bresciana”. Con quella connotazione positiva che ha dalle nostre parti. Anche se, già in un lontano 2011, criticavo quel suo inquieto “zigzagare” e pure la sopravvalutazione della “Officina della Città” di Francesco Onofri in Loggia!

Ma, con amichevole franchezza, gli chiedo che rapporto c’è tra le sue idee politiche degli anni passati e l’attuale situazione critica del PD? Di mio penso che questo sia per molti il nodo solitamente evitato nello stabilire un qualche nesso tra il proprio dire col proprio fare.

Questo l’interrogativo da porci. Con onestà intellettuale. Non si tratta infatti di ricercare reprobi, colpevoli o capri espiatori. Ma molti dei “lamentatores” non s’accorgono che la situazione critica in cui si trova il PD oggi è frutto di scelte da loro stessi prima auspicate. Col PD passato poi dal 40 al 18% dei voti. Perdendo 6 milioni di voti con 10 diversi segretari nazionali in 15 anni!

Anche l’avvio del Congresso è stato frutto di quel vecchio quadro, oggi cambiato dopo lo “strappo” della vittoria della Schlein. Era il quadro dell’offensiva centrista del Terzo polo renzian-calendiano contro un PD in… panne! Ma chi poi ricorda ora la Moratti-desaparecida, dopo il voto in Lombardia? Per non dire ora della “scissione nucleare” tra Renzi e Calenda…).

Ma dalla sfida centrista era nata nel PD la risposta d’uno spostamento al centro dello stesso PD, con una maggioranza interna di “centro destra”, sotto l’egida di Bonaccini, l’isolamento della sinistra interna, la contrarietà al rientro di Bersani.

Ma la gestione dilatata dei tempi del Congresso e il cambio di Statuto, promossi da un Letta da ringraziare, han rovesciato il quadro, consentendo candidatura e vittoria di Schlein, con tutto quel che sappiamo.

L’articolo di Elio dipinge il PD come una somma di burocrati a cominciare dal segretario regionale, Vinicio Peluffo, che a mio pare nella tempesta di questi anni è stato un ottimo segretario. Parla di informazioni dategli da un suo interlocutore bresciano (che “la politica del PD la mangia tutti i dì”) sui Congressi Regionale, Provinciale e Cittadino – quindi dei candidati segretari Roggiani, Zanardi e Cammarata – come una sommatoria di cooptazioni. Burocrati. La mia opinione, in base al valore di tali candidature, è stata fin dall’inizio diametralmente opposta. E li ho sostenuti. Poi capisco i travasi di bile del suo “interlocutore” e me lo figuro pure. Ma il mio consiglio ad Elio è di sentire varie campane. E non solo la più stonata. Che peraltro penso abbia già cambiato opinione.

In Lombardia e a Brescia stiamo facendo congressi che vanno “oltre” il Congresso nazionale. Non sono una fotocopia. Soprattutto a Brescia, dopo la vittoria di Castelletti in Loggia che ci dice anche delle scelte difficili, ma vincenti fatte da questo gruppo dirigente. Ma che ci dice pure , ed ancora una volta, che il PD è la metà della coalizione vincente.

Vi sono polemiche tra chi va e chi viene dal PD. Penso ai 31 dirigenti liguri del PD andati con Calenda. Intanto nessuno è traditore d’un bel nulla, sia per chi sta che per chi va. Poi capisco le polemiche e le contropolemiche…Ma se il PD è passato dall’ambizione (tentata e sconfitta) del partito unico del centrosinistra a voler essere un partito perno, ma di un’ampia coalizione, dobbiamo esser consapevoli che siamo stati noi stessi promotori d’un certo qual movimento in casa nostra e nei d’intorni. Compresi i riposizionamenti politici e personali. Ma il tutto non può ridursi alle polemiche tra chi entra e chi esce tra i partiti del Centro Sinistra.

Altra è la vera strada maestra da imboccare. Ma che il Congresso non ha fatto…ancora! Infatti nel Congresso è andata per la maggiore una impostazione che ha fatto leva sull’orgoglio di partito. Sostenendo: prima il PD, poi (e se del caso) la coalizione. Capisco le motivazioni. Ma nessuno mi toglie dalla testa che è pure uno sconsiderato errore! La politica delle alleanze politiche, sociali e civiche – con relativi programmi – non è la coda appiccicata al corpo del PD, ma è la sua testa. Il suo cuore. E’ l’identità politica stessa del PD. Un partito si identifica con il sistema delle sue alleanze e dei suoi rapporti con i movimenti sociali. C’è una coincidenza inscindibile del suo essere con il suo “fare politica”. Non è un monaco del Monte Athos che dal suo monastero scende ogni tanto a farsi un suo giro in città.

A mio parere la “rifondazione del PD” col Congresso è quindi solo avviata. E va di pari passo con la rifondazione del Centro Sinistra. Infatti il vero salto si farà non se il PD di Schlein  passerà dal 20 al 25%, ma circondato dalle macerie dei rapporti con gli alleati. Ritengo che la svolta si avrà solo quando il PD porrà al centro l’inderogabile centralità d’un nuovo soggetto politico – con proprio simbolo e programma – espresso da una nuova ampia e plurale alleanza di centro sinistra. Come fece a suo tempo Mitterand con “Le grand rassemblement”. O come si fece con l’Ulivo di Prodi, che però presto s’incagliò tra chi voleva, – già nel ’98! –  superarlo con un Partito Democratico americano maggioritario o con un Partito Socialista europeo, pure quello maggioritario! Una scelta scriteriata che ci portò alla crisi. Questa la strada necessaria e più impegnativa. Con un PD unitario e pluralista al suo interno, a partire dalle sue componenti, cattolico-democratica, sinistra riformista, ecologista e con tutte le rilevanti novità dell’esperienza Schlein di questi mesi. Con leggi elettorali (come in Comuni e Regioni) che premiano il risultato dei singoli partiti, ma nelle coalizioni.

Spero che l’amico Elio possa riguadagnare fiducia in un nuovo PD. Ma quand’anche egli facesse scelte diverse – andando dove lo porta il suo di cuore – potersi ritrovare – come è avvenuto in Loggia – a condividere una comune e solida alleanza, per il futuro d’un Paese oggi pericolosamente governato da una destra-destra. In quanto a questo singolare “Congresso in cammino”, caro Elio, mi vien l’immagine offerta dal poeta Antonio Machado: “viandante, non esiste il cammino, il cammino si fa camminando”.

* Partito Democratico

** BsNews ospita opinioni di intellettuali, politici, imprenditori bresciani nell’ottica di alimentare il dibattito pubblico con pareri autorevoli: le opinioni espresse in questa rubrica non rappresentano la linea editoriale del sito, ma quella dei rispettivi autori.


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Ultimo aggiornamento il 25 Aprile 2024 00:55

1 COMMENT

  1. Si, il mio era uno sfogo! Uno sfogo esternazione dell’indignazione che ho provato, e provo, nella constatazione che nessun dirigente PD s’è indignato per come s’è fatto il congresso.

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