Facevano fallire supermercati e negozi, riempiendoli di debiti e riciclando il denaro con l’aiuto di compiacenti “imprenditori” cinesi. Con questa accusa 32 persone (tra cui uno o più soggetti anche nel Bresciano) sono state indagate a vario titolo per i reati di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta (16 sono in carcere). Con il sequestro complessivo di beni per 32 milioni di euro.
Stando a quanto scoperto dalla Finanza di Bologna, il presunto sodalizio criminale era composto da figure già al centro di fallimenti sospetti. Ma nel 2020 si era spinto oltre, rilevando un gruppo bolognese del settore della dermocosmesi e della grande distribuzione che gestiva 32 supermercati tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Friuli, provocandone il dissesto per trarne illecitamente profitti (facendo sparire i debiti verso il Fisco e gestendo il personale con società di comodo che permettevano di fare compensazioni illecite). In particolare al gruppo viene contestato il fallimento di 25 supermercati.
I proventi di questo business erano particolarmente ricchi, tanto da consentire al gruppo di acquistare anche un noto prosciuttificio nel Parmense. In particolare, nella trama criminale, spiccano tre società cartiere con sede formale a Milano (intestate a prestanome cinesi) che avrebbero ricevuto bonifici per ben 11 milioni di euro. Il denaro veniva poi trasferito in Cina per bypassare i sistemi antiriciclaggio e restituito in contanti.
Gi indagati risiedono nelle province di Bologna, Ancona, Arezzo, Barletta, Brescia, Crotone, Foggia, Lucca, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Parma, Pavia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trapani, Treviso, Udine, Venezia e Verona.
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